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Italian gigolo: la vita di un sex worker nel 2022

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Roberto Dolce, in arte Roy, ha iniziato molto giovane la sua carriera di accompagnatore, partendo dal lavoro di spogliarellista nei locali notturni e diventando gigolo in breve tempo. «Mi chiamo Roy Dolce e ormai da vent’anni faccio questo per passione, e anche perché non so fare altro.Non ho scelto io di farlo ma sono state le donne, nel senso che mi hanno portato a conoscere questo mestiere anche in modo naturale». Da lì l’idea di aprire un sito internet e di votarsi alla professione. «Mi sono licenziato dal lavoro di rappresentante di una lavanderia industriale di famiglia: i miei non l’hanno presa così bene, ma oggi mi dicono che ho avuto ragione». Oggi Dolce ha anche un paio di agenzie in cui gestisce ragazzi più giovani che fanno il suo stesso lavoro, ed è molto attivo su YouTube e altre piattaforme, con tutorial dedicati al sesso e a svariate tematiche del mestiere.

La vita privata di un gigolo

«Io non ho una vita privata: in realtà coincide con quella lavorativa. Non ho un rapporto extra lavorativo, faccio sesso ormai da 18 anni solo con le clienti e solo se è retribuito». Roy dolce non ricorda l’ultima volta che è uscito gratuitamente con una ragazza. «Ma sono talmente immerso il mio mestiere, mi piace talmente tanto che ho già tutto: l’amore, il sesso e il denaro, non ho bisogno di uscire con una ragazza extra che non mi dà tutto questo», spiega. «Anzi, vivo ogni incontro con una cliente come una sorta di vacanza perché finalmente esco, prendo la macchina viaggio, raggiungo una donna, e quando rientro ho anche un gruzzolo in più.»

«Molte donne si innamorano di me, ma tengo a precisare che accade non perché sono bravo io, ma – so che suona male – perché sono scarse loro in realtà. Io non faccio altro che creare questa atmosfera questa favola e poi sta nella donna capire se è una farsa o se è una messa in scena, e molto spesso ci sono delle donne che purtroppo credono a questa cosa. Anch’io quando trovo una donna che mi piace mi trasformo non sono più un gigolo, ma posso essere il suo fidanzato. Anch’io ho bisogno di lei come lei ha bisogno di me, quindi mi trasformo e lei può percepire il mio desiderio nei suoi confronti scambiandolo forse per un innamoramento. Noi lo facciamo, almeno io lo faccio perché sono innamorato di me stesso e poi anche del mestiere: il mio mestiere è dare piacere, chi lo riceve tende a innamorarsi.»

Quanto guadagna un gigolo e quanto costa?

Come in ogni lavoro svolto da un libero professionista ci sono alti e bassi, e Dolce si considera fortunato perché ha comunque trovato una certa costanza. «A 30 anni avevo paura che a 35 avrei smesso: ora che sono arrivato quasi a 50 non ho più paura di invecchiare – non troppo, ci tengo molto e mi curo, ma ho molte più opportunità oggi e anzi, ho iniziato a guadagnare bene dopo i 40 anni, prima guadagnavo la metà, sarà che fino a 15 anni fa navigavano su internet solo le quarantenni, adesso anche mia nonna ha lo smartphone e googla. Ho una richiesta più matura. Se penso che sono ancora richiesto e ancora piaccio, a me che ho un ego spropositato fa benissimo.

La richiesta è sempre più variegata, dalle donne sposate a quelle che Roy dolce definisce “sposatissime”, da quelle single in carriera a quelle che semplicemente vogliono un po’ di compagnia. «Chiunque adesso può aver bisogno di un gigolo, anche per un momento, perché poi in realtà ha un costo relativo, tutte le donne hanno comprato un paio di scarpe che hanno messo una sola volta, ed è una spesa che può sopportare qualsiasi donna». Si parla di cifre che partono dai 500 euro, e che possono arrivare a qualche migliaio. Un gigolo ben avviato può guadagnare in media 5-10mila euro mensili, tra alti e bassi. «Una volta una mia cliente mi ha pagato per guardare con lei sul divano un film di Verdone: mi ha dato 10mila euro. Molte di queste donne non hanno problemi economici».

I dati sulla prostituzione in Italia

Secondo Codacons il mercato del sesso in Italia registra un fatturato annuo che sfiora i 4 miliardi di euro, con circa 90mila operatori e un numero di clienti di circa 3 milioni di cittadini. Durante la recessione il fatturato (ipotizzato) è cresciuto del 25%. Si stima che il 10% delle sex workers sia minorenne, e oltre il 50% di provenienza estera, soprattutto dai Paesi dell’Europa dell’Est e dall’Africa. I dati riferiti alla sola prostituzione maschile sono però difficilmente reperibili. Secondo una stima dello stesso Roy Dolce, che ha fondato anche un’agenzia per giovani colleghi, in Italia ci sarebbero circa 5.000 gigolo, «anche se solo 50 lavorano davvero», afferma Dolce.

In Italia non c’è ancora stata una regolarizzazione di questo “mestiere”, che non può essere quindi tassato come tale. «Io stesso ho una diatriba con lo Stato ormai da quasi 10 anni, perché mi hanno trovato un certo quantitativo di denaro: ho dimostrato che sono soldi che vengono dalla prostituzione, ma allo Stato non interessa da dove vengono, quindi ti chiede una sorta di percentuale, diventato in un certo qual modo il tuo socio, il tuo pappone». In Italia, spiega Dolce, per pagare le tasse si può trovare un escamotage, aprendo partite IVA in cui ci si registra come massaggiatore, organizzatore di eventi, e così via, ma sono tutte fittizie. «Per quanto riguarda invece la mia agenzia e il sito di gigolo sono perfettamente in regola: ho una partita IVA, ho fondato una società srl e su tutte le tracce pago le tasse».

Chiediamo a Dolce cosa ne pensi della legalizzazione della prostituzione in Italia. «Sono contrario, in particolare per realtà come le case chiuse, perché in questo modo non si fa che ghettizzare ulteriormente. E legalizzare il sesso, portandolo alla normalità, snaturerebbe quel senso di proibito, il piacere della trasgressione, che ci dà la spinta per farlo.»

I servizi del mestiere, e il suo costo

«Tra i miei servizi c’è anche la perdita della verginità, ricevo una chiamata al mese. Di solito le persone che lo richiedono sono donne che hanno subito una violenza oppure hanno avuto genitori molto possessivi. Oppure donne più mature che non hanno mai avuto prima l’interesse o la possibilità di farlo, come mi è successo con una vergine di 55 anni. A volte si tratta anche di ragazze che hanno conosciuto l’uomo giusto e non vogliono arrivare impreparate alla prima volta. In quel caso il gigolo diventa una sorta di medico.»

Per Dolce questo potrebbe essere definito un mestiere usurante: «Ti tocca assorbire come una spugna le problematiche di molte tue clienti: dopo tutto quello che mi hanno raccontato farei fatica a sposarmi. Poi io sono bravo a schermarmi, quindi finito l’appuntamento lavo via tutto, se così non fosse sarebbe davvero usurante».

La virtualizzazione del sesso è in crescita, ma non sostituisce il gigolo

Negli ultimi vent’anni il sesso per Roy Dolce ha iniziato a passare di moda. «Ci si sporca, è faticoso, meglio farlo dalla nostra cameretta, inventando un braccio robotizzato che ti tocca ma in realtà è manovrato da qualcun altro». Oggi è sempre più normale che il sesso avvenga in maniera virtuale, dalle pratiche come il sexting al consumo di pornografia. «È in corso una metamorfosi, stiamo abbandonando i vecchi canoni e siamo sempre più curiosi. Il gigolo fa parte ancora di un mondo vecchio, ma rinnovato grazie al web perché poi il web ha sdoganato questa figura, molto più affidabile e sicura rispetto alle chat, innanzitutto perché è molto più onesto e sincero, e mette subito in chiaro le cose: “tu mi dai 500€ e io esco con te”. Una donna distinta evoluta, e soprattutto che tiene alla propria privacy, preferisce un gigolo perché Innanzitutto non destabilizza il matrimonio, perché quando se ne va non lascia strascichi, e ti incontra quando lo decidi tu. Questo dà sicurezza e libertà alle donne – ovviamente chi se lo può permettere, quella che non può permetterselo va in chat.»

Il passaparola, spiega Roy Dolce, ha smesso di funzionare con Internet e gli anni Duemila. «Adesso si cerca sul web: il gigolo si sceglie dalla propria cameretta o bagno, cercandolo sul cellulare. Poi se una cliente sta bene con me, si fidelizza – e difficilmente mi manda la sua migliore amica. Il passaparola esiste in ambienti più trasgressivi come nel caso degli scambisti: capita che alcuni uomini vogliano osservare la moglie mentre fa sesso con me, oppure che richiedano la doppia penetrazione… Non è esattamente il mio stile, ma a volte capitano anche questi servizi.»

Le differenze nel mestiere del sex worker, tra donna e uomo

La cosa che cambia maggiormente, spiega Dolce, è la clientela: «Il cliente uomo che chiama una escort ha già le idee chiare e più o meno svolge il lavoro in 10 minuti/mezz’ora. L’uomo è molto più pratico, va subito al sodo senza perdersi in chiacchiere. Viceversa la donna quando chiama un accompagnatore è attenta a come parla, a quello che dice, vuole capire se ha di fronte una persona intelligente: cerca di instaurare una sorta di conoscenza cerebrale, senza fermarsi all’aspetto fisico, cercando empatia. Ci vuole molto più tempo per cui si sblocchi, io per finire a letto ci metto anche due o tre ore.»

Le prostitute donne in Italia non sono viste bene né dalle femministe, né a livello statale. «Se mia figlia mi dicesse di voler fare questo mestiere avrei paura per questa percezione. Dovremmo crescere come mentalità e rispettare tutti i mestieri: quanti lavori ci sono oin cui si mette a disposizione il proprio corpo, e anche la mente? Che differenza c’è tra una shampista che ti dà piacere lavandoti i capelli, una massaggiatrice che ti tocca una spalla oppure una persona che ti offre un atto sessuale?»

Cosa significa essere un gigolo?

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