T ornasse indietro, Spalletti non rifarebbe le stesse scelte. Guardando avanti, cambierà mezza Italia. Freschezza, nuove energie, quattro o cinque novità per resistere alla Croazia, superare lo spareggio di Lipsia e arrivare agli ottavi dell’Europeo, ora in pericolo. Il ct non ha messo in discussione la strategia, il modo di giocare, l’idea di calcio. Non si torna indietro. La condizione fisica e la reattività di gambe rispetto alle Furie Rosse hanno impressionato lo staff azzurro. «Per quello che si è visto, avrei dovuto cambiare qualcosa rispetto all’Albania, ma non è dipeso solo da un paio di giocatori sotto livello, con quattro o cinque cambi siamo riusciti a incastrarci meglio con la Spagna. Retegui e Raspadori nel finale erano freschi e pressando ci hanno permesso di recuperare qualche pallone» ha raccontato Spalletti a notte fonda nella pancia della Veltins Arena. Era deluso, pensieroso, riflessivo. Bisogna essere onesti, siamo usciti storditi dal confronto. Ci hanno surclassato. La Spagna sembrava di un altro pianeta. Rapidità di pensiero e di esecuzione. Pressione, riaggressione, possesso: facevano tutto al doppio della velocità rispetto agli azzurri. Un altro sport. Sensazione nitida di impotenza. Ci hanno nascosto il pallone. Gap tecnico, di esperienza e di personalità. Segnali di timidezza, differenza fisica. Nico Williams e Yamal hanno lo spunto, una cilindrata superiore e fibre muscolari diverse. Rodri, Fabian Ruiz e Pedri ci palleggiavano in faccia. Anche Barella (reduce da infortunio) è entrato in affanno, Pellegrini è durato venticinque minuti, Dimarco restava a guardia, Chiesa e Frattesi pattinavano in folle.
Le bocciature di Spalletti
La telecamera dedicata ha colto l’insoddisfazione del ct. Gli azzurri non riuscivano a tenere palla. Il play italo-brasiliano è stato travolto. «Jorginho che se la venga a far dare, altrimenti è inutile che giochi» urlava il ct. Quando Vincic ha fischiato la fine del primo tempo, la sostituzione era decisa. Le immagini hanno inquadrato il breve colloquio di Lucio con Domenichini e Baldini, i suoi assistenti. Dentro Cristante, fuori Jorginho, l’ultimo dei senatori superstiti rispetto al gruppo di Wembley. Bonucci e Verratti erano usciti dal giro la scorsa estate. Il play dell’Arsenal, per mancanza di concorrenza, è tornato in pista. Al top con l’Albania, spompato e fuori giri con la Spagna. Troppo presto per sentenziare, ma lunedì potrebbe restare fuori. Spalletti, è ovvio, dovrà portare a casa la qualificazione. Il pareggio vale il secondo posto evitando l’imbarazzo dei ripescaggi. Toccherà a Cristante. Non è escluso entri anche Fagioli, magari dividendo la responsabilità della regia. Il centrocampo è in debito di ossigeno.
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