Diciamo la verità. Qualcosa, nel gioco pubblico italiano, è davvero cambiato. In bene, s’intende. Nonostante da più parti ci si concentri sistematicamente col sottolineare le mille (e più) storture del sistema del gioco di Stato – che non mancano di certo – in pochi si rendono conto fino in fondo del grande cambiamento che è oggi in corso all’interno dell’industria e che, al dire il vero, che ha già caratterizzato gli ultimi mesi e anni di evoluzione di questo comparto che, al di là di tutto, ha saputo compiere enormi passi da gigante. Anche se non sembra accorgersene nessuno. O, almeno, soltanto in pochi sembrano averne coscienza. Per un enorme errore di comunicazione e una narrazione distorta della realtà del settore. Che scaturisce da una serie di concause. Se, da un lato – cioè quello politico e mediatico -, si continua a parlare del comparto del gioco quasi esclusivamente per raccontarne le derive o i casi limite che si possono manifestare da soggetti affetti da gioco patologico, per ragioni spesso ideologiche quando non strumentali, anche dall’altro fronte, quello interno all’industria, non sempre viene adeguatamente esaltato il progresso che il settore stesso ha saputo compiere e strutturare nel corso di questi anni: raggiungendo elevati livelli di sicurezza, tutela e protezione dei consumatori, anche attraverso la tecnologia e non solo attraverso le procedure amministrative e regolamentari. Talvolta anche anticipando le norme e le imposizioni legislative. Al punto che a volte i risultati raggiunti sfuggono anche agli stessi addetti ai lavori: troppo concentrati, probabilmente, nella gestione e risoluzione dei tanti (troppi) problemi quotidiani, anche questi peraltro scaturiti dalla stessa malapolitica di cui sopra.
Eppure, va detto (e andrebbe riconosciuto), questa industria di passi in avanti ne ha fatti, eccome. Nonostante tutto (e tutti). E proprio in questi giorni, probabilmente, riusciremo a rendercene conto, almeno all’interno del perimetro industriale. L’occasione è offerta dalla Conferenza internazionale Easg – European Conference on Gambling Studies and Policy Issues, la biennale di portata mondiali dedicata agli studi sul gioco patologico, che si svolgerà per la prima volta in assoluto in Italia, nella Capitale. Un momento di approfondimento e divulgazione dei più recenti studi globali sul gioco patologico e su quello responsabile, ma anche un’opportunità per esaltare ciò che di buono è stato fatto e si sta facendo anche (e soprattutto) nel nostro paese in ottica di sostenibilità. Non è quindi un caso se quest’anno è stata scelta l’Italia per ospitare questa nuova edizione della Conferenza e non è neppure una coincidenza che questa arrivi proprio a pochi mesi di distanza dal debutto dell’IGE – Italian Gaming Expo & Conference, andata in scena sempre a Roma, con l’obiettivo di mettere in luce proprio i progressi e gli obiettivi futuri dell’industria italiana in termini di sostenibilità.
L’Italia, in effetti, non rappresenta soltanto il principale e più sviluppato mercato nel mondo insieme a quello del Regno Unito in termini di offerta di gioco con vincita in denaro, ma anche dal punto di vista normativo: e se da qualche tempo – diciamolo pure – ha smesso di essere considerato un vero modello a livello mondiale per la legislazione del gioco di Stato, in seguito ai disastri provocati da alcuni Diktat promossi dai governi precedenti (a partire dal divieto totale di pubblicità dettato dal decreto Dignità del governo “Conte 1”), continua al tempo stesso a rappresentare un punto di riferimento a livello gestionale, grazie al lavoro quotidiano esercitato dal regolatore, nello svolgimento del difficile compito di contemperare le esigenze pubbliche accanto a quelle industriali, reso ancora più arduo dal susseguirsi di numerosi svarioni da parte della politica, come quelli ricordati poco fa.
Eppure, siamo ancora un’eccellenza. Anche se non riusciamo a rendercene conto. Per questo è bene fermarsi a riflettere e analizzare ciò che davvero si sta facendo dal punto di vista della tutela dei consumatori e del mercato, per quella che non a caso abbiamo più volte definitivo con il termine complessivo di Sostenibilità. Sì, perché tra i cambiamenti più importanti che stanno caratterizzando l’industria del gaming, anche a livello globale, c’è il passaggio da un approccio orientato al Gioco Responsabile, a un più ampio e generale paradigma di Gioco Sostenibile. Si tratta quindi di una vera trasformazione, che parte dall’evoluzione del modo in cui viene affrontato il gioco responsabile, non solo come requisito normativo, ma anche come proposta commerciale per garantire un futuro sostenibile per il settore. Ampliando il focus e il dibattito anche sugli altri pilastri della sostenibilità: come le tematiche Deib (Diversità, Equità, Inclusione e Appartenenza), ed Esg (Ambientale, Sociale e Governance), di cui ci siamo occupati diffusamente anche negli ultimi numeri della rivista Gioco News (grazie al sempre prezioso contributo della specialista Ewa Bakun, tra le autrici della pubblicazione).
L’Esg – ci spiega Bakun – rappresenta un’evoluzione rispetto ai “vecchi” termini di Responsabilità Sociale divenuti ormai obsoleti, sebbene ancora utilizzati in numerosi Paesi – inclusi Spagna e Italia – probabilmente a causa della mancanza di equivalenti nelle rispettive lingue. Tuttavia, il passaggio dalla responsabilità sociale è significativo, poiché segna la transizione da un concetto piuttosto vago e intangibile a uno più strutturato, in cui le prestazioni dei suoi vari elementi possono essere ben misurate, regolamentate e valutate. Questo aspetto lo rende particolarmente interessante anche per gli investitori, poiché aggiunge una dimensione commerciale e definisce i metodi di calcolo del cosiddetto Roi (ritorno degli investimenti). E in effetti, sono proprio gli investitori ad aver promosso l’Esg, riconoscendo quanto sia cruciale per le aziende capire gli impatti ambientali, sociali e di governance per i vari stakeholder, in particolare i consumatori, che influenzano il successo commerciale. Non è un caso che le principali imprese italiane del comparto hanno inserito il modello Easg all’interno delle proprie strategie di sviluppo.
Del resto, come abbiamo detto più volte anche nel caso del “mero” gioco responsabile, le aziende del gioco sono le prime ad avere un interesse a tutelare i propri consumatori, anche dal punto di vista economico e finanziario, visto che un giocatori patologico può spendere anche molto, ma per poco, arrivando a rovinarsi. Mentre ciò di cui hanno bisogno – anche volendola guardare da un punto cinicamente economico – è di utenti che spendano poco, ma nel tempo. E con continuità. Avendo quindi tutto l’interesse, vero e concreto, a evitare ogni forma di deriva, per mantenere l’esperienza del gioco sana e il più possibile continuativa. Ed è forse anche per questo se in Italia, come in altri paesi, si sono fatti passi da gigante anche in termini di sostenibilità.
Ma questo cambiamento, va detto, parte da lontano. E non bisogna mai dimenticare quello che c’era un tempo e i tanti errori che sono stati commessi anche e soprattutto dagli addetti ai lavori. Sì, perché se è vero che oggi siamo all’avanguardia anche nel Gioco responsabile (e nelle sue evoluzioni) è altrettanto vero che molti progressi sono stati fatti anche in seguito a interventi legislativi figli di numerose derive intraprese dal settore. Si pensi ad esempio, molto prima dello sciagurato decreto Dignità, al decreto Balduzzi del 2012, che aveva introdotto prescrizioni normative, insieme a standard qualitativi e sanzioni, nella pubblicità e promozione del gioco, tentando di arginare un fenomeno che aveva assunto dimensioni e contorni spesso censurabili. Con un eccesso di pubblicità davvero tangibile e un livello qualitativo spesso discutibile. Dimostrando, in quel caso, che un approccio concreto e ragionato sulla materia può portare a interventi seri e anche sostenibile. Ma per farlo, oltre a una buona dose di maturità (da parte della politica, soprattutto), serve anche la volontà di studiare e approfondire la materia. Per questo ben vengano gli appuntamenti come quello di Easg, che favoriscono gli studi sul gioco responsabile e la sostenibilità, e la loro divulgazione. Con l’Italia che vuole e deve continuare ad essere protagonista.
Da gioco responsabile a sostenibile: un cambiamento che inizia da lontano
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