Roma – È un vero e proprio excursus storico nel gioco d’azzardo quello condotto dal capitano Giacomo Spinelli, direttore dell’Unità crimini economici e finanziari di Interpol, in apertura dei lavori dell’Online casino summit Italy, in corso di svolgimento all’Hotel Cavalieri di Roma oggi, 7 maggio.
Nel suo intervento, incentrato sulle attività di tutela della legalità e contrasto alle frodi – con particolare riferimento al matchfixing – che vede un autentico spiegamento di forze e di istituzioni nel nostro Paese, insieme al comparto del gioco legale, il capitano parte dalle origini. E, in particolare, dall’ultima legislazione dell’impero romano “Non dat Deus ludere, sed diabolus”. Quando esisteva cioè il “Divieto di giocare a giochi pericolosi” (gioco d’azzardo offline), sia in aree pubbliche che private, con solo due eccezioni: “Causa convivii” (il gioco d’azzardo è permesso ai banchetti e alle celebrazioni familiari) o “Causa virtutis” (scommesse consentite agli eventi sportivi). In particolare, il codice di diritto canonico sottolinea anche l’inadeguatezza delle pratiche di gioco d’azzardo per: vescovi, presbiteri e diaconi che praticano il gioco d’azzardo in modo tale da non potersi fermare (dipendenza) devono essere fermamente condannati (licenziati dal lavoro). Tutti gli altri fedeli sono anche obbligati a smettere di giocare d’azzardo sotto pena di scomunica.
Passando addirittura per la Divina Commedia di Dante Alighieri, dove il Poeta menziona il gioco di Zara, già giocato a Firenze alla fine del XIII secolo. “Il suo nome deriva dall’arabo ‘zarh’, che significa dadi e, grazie all’articolo ‘az-zarh’, lo spagnolo ‘azar’ e il francese ‘hasard’, così come l’italiano ‘azzardo’ e l’inglese hazard, hanno origine. Zara (Hazard) è uno dei primi e più popolari giochi d’azzardo nell’Italia tardo medievale. La sua derivazione araba è evidente”, spiega Spinelli.
Proseguendo con l’analisi storica, il capitano spiega come “Il gioco probabilmente arrivò in Italia (e in Europa) dopo le Crociate, diffondendosi principalmente nelle città italiane e provenzali che hanno importanti relazioni commerciali con il Mar Mediterraneo meridionale. Mentre in Francia e in Inghilterra i giochi di dadi sono rimasti illegali per molto tempo, confinati nelle tane del gioco clandestino, in Italia e in Provenza si sono svolte nelle piazze pubbliche e sono diventati soggetti, in una fase molto precoce, di una legislazione specifica”.
Ma, venendo ai tempi più recenti: “Poiché l’ambiente del gioco d’azzardo ha dato il via anche all’infiltrazione criminale, principalmente nell’area dell’usura e del riciclaggio di denaro, lo Stato ha deciso di regolamentarlo. Ha anche imposto la tassazione sulle vincite, al fine di rendere questa pratica meno attraente e di evitare la dipendenza da un lato, e di ripagare gli sforzi economici spesi per controllare il fenomeno”.
In particolare, spiega il capitano al pubblico per lo più internazionale: nel periodo compreso tra il 1989 e il 1992 “il gioco d’azzardo è considerato deplorevole: il crimine organizzato ha istituito bische di gioco d’azzardo clandestine per giocare a poker, al lotto, organizzando corse non ufficiali di auto e cavalli e combattimenti di animali”.
Nel periodo tra il 1993 e il 2003 “Il gioco d’azzardo viene iniziato a essere visto come opportunità, dando il via alla tassazione. Lo Stato interviene su tutto, con un processo di regolamentazione e gestione, credendo di togliere il mercato agli operatori criminali che vi sono già entrati”.
Dal 2004 ad oggi si è poi avuta l’espansione del mercato: “Ma esiste ancora oggi un rischio criminalità perché le organizzazioni continuano ad alimentare il gioco d’azzardo illegale e stabilirsi nel mercato giuridico a fini di riciclaggio di denaro”.
Tra i fenomeni di illegalità più diffusa che interessano anche il gioco – attraverso la rete delle scommesse sportive – c’è quello del matchfixing, ovvero della manipolazione degli eventi sportivi al fine di trarne profitto attraverso le scommesse. Per questo è stata creata una vera e propria rete di intelligence in Italia (e all’estero) per intercettare e gestire tali fenomeni.
“Un passaggio particolare si è avuto negli scorsi anni con l’introduzione della Convenzione di Macolin del Consiglio d’Europa, convertita in legge a maggio del 2019, cioè esattamente cinque anni fa. Tra gli obiettivi c’è quello dell’aumento dell’impatto economico dello sport, il contrasto alle condotte non sportive e degli effetti criminali della frode sportiva. Oltre alla diffusione delle informazioni sulle scommesse sportive. Ma nonostante l’ampia portata di questo approccio internazionale, il risultato è solo parziale perché se guardiamo oggi la platea di Paesi che hanno adottato la convenzione, i risultati sono particolarmente ridotti: appena nove, tra i quali c’è però l’Italia”.
Cosa accade a livello nazionale? Come spiega Spinelli nel suo completo intervento, in Italia il decreto del ministero degli Interni del 2011 ha costituito l’Unità di informazione sulle scommesse sportive (Uiss) e il Gruppo investigativo sulle scommesse sportive (Giss) i quali svolgono rispettivamente un compito di informazione e analisi dei dati e di investigazione.
In particolare, l’Uiss riunisce organismi competenti (responsabili dell’organizzazione, della gestione e del controllo degli eventi sportivi), compresi i deputati per la prevenzione degli episodi violenti); propone strategie efficaci di prevenzione e applicazione della legge e incoraggia iniziative volte ad aumentare la cooperazione internazionale di polizia in questo contesto. A intervenire nell’Uiss sono vari organi istituzionali: dal Coni alla Figc, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, all’Agenzia delle dogane e dei monopoli alle varie forze dell’ordine, oltre alla Dia (Direzione investigativa antimafia) e così via.
“L’ultimo sviluppo a livello nazionale – spiega Spinelli – si è avuto con l’istituzione del Copregi, il Comitato per la prevenzione e soppressione del gioco illegale, istituito con legge del 2009 e diventato pienamente operativo nel 2020”.
In questi anni le attività condotte dalle forze dell’ordine e frutto di questo enforcement sono state molteplici, tra le più importanti citate dal capitano, l’operazione “Galassia” del 2018, coordinata dalla Dia e operata dalla Guardia di finanza che ha portato a 51 arresti.