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Force of Nature – Oltre l’Inganno

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Recensione di
Emanuele Sacchi

domenica 10 marzo 2024

Cinque donne partono per un’escursione di teambuilding sulle montagne boscose dell’Australia meridionale, ma ne tornano solo quattro. Manca Alice, un’informatrice in incognito, a cui l’agente federale Aaron Falk ha affidato il compito di recuperare dati che comprovino gli affari illeciti della compagnia che organizza l’escursione. Dai racconti delle colleghe di Alice emerge il quadro di un’antipatia del gruppo verso di lei, in cui ognuna aveva una buona ragione per levarsi Alice di torno. Ma le versioni sono discordanti: Falk riunisce tutte le superstiti per far luce sulla verità e riuscire a trovare Alice prima che sia troppo tardi.

Dal successo inatteso di The Dry nasce un sequel (seppur espunto dal titolo italiano) che ha di nuovo come protagonista il detective Aaron Falk, tormentato ma risoluto, alle prese con un caso che mescola senso di colpa e ricordi dolorosi.

Il primo è causato dal fatto di aver inviato Alice a compiere una missione rischiosa, i secondi riportano alla mente un trauma dell’infanzia di Aaron, svoltosi proprio in quella foresta, un tempo territorio di caccia di un efferato serial killer. Robert Connolly gira un giallo dalle tinte fosche e immerso nella natura, seguendo uno stile simile all’originale ma opposto per ambientazione.

Al deserto crudele e secco si sostituisce una foresta umida e densa di pericoli, luogo metaforico dove gli esseri umani sono destinati a sfogare i peggiori istinti e a cadere preda di una natura che incute timore. Prevedibile e logicamente consequenziale quindi lo svolgimento, che procede in parallelo tra indagine del detective e ricordo delle sospettate, inquinato da possibili mistificazioni.

Come in un giallo di Agatha Christie, Falk convoca tutte in un salotto, che differisce da quelli cari a Hercule Poirot per il freddo stile architettonico hi-tech. La natura para-televisiva della produzione è evidente sia per budget che regia, così come non si nasconde la volontà di capitalizzare su un successo inatteso, forzatamente tramutato in un tentativo di franchise (in originale il sottotitolo è The Dry 2, benché il titolo sia molto discordante dalla nuova ambientazione).


L’insistita riproposizione dei traumi interiori di Falk sembra riprodurre troppo schematicamente quanto visto nel film precedente, inducendo a pensare che la vita di Falk nasconda segreti che si ripercuotono in ogni angolo d’Australia e che puntualmente tornino a chiedere il conto nei casi che si trova a risolvere.

Come suggerito dal trailer e in parte dall’inizio del film, le suggestioni sembrerebbero indicare una possibile deriva thriller quando non horror, cercando di costruire attorno alla scenografia naturale un MacGuffin sul genere di riferimento. Di fatto sono solo specchietti per le allodole e Connolly si adagia sul più routinario dei mystery, lasciando sulla carta ogni potenziale e lasciando i personaggi di contorno allo stato di bozzetti, privi di approfondimento psicologico. Rimane un’ora e mezza di intrattenimento en passant da domenica pomeriggio e nulla più.


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