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Nel tech lavora solo una donna su cinque, e la percentuale diminuisce ancora

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La percentuale di donne che lavorano nel settore tecnologico e dell’innovazione è molto bassa. E continua a diminuire: negli ultimi anni si è registrata una fuga di donne dal settore tecnologico europeo.

Partendo da questa fotografia a tinte fosche, la sessione conclusiva dell’Italian Tech Week ha voluto puntare l’attenzione sul tema, cercare di evidenziarne le ragioni e, soprattutto, fornire esempi positivi di donne che hanno saputo superare le difficoltà incontrate lungo il cammino.

Luna Esposito, giornalista di Will Media, ha aperto la sessione fornendo alcuni dati: le donne oggi occupano appena il 22% delle posizioni in ambito tecnologico delle aziende europee. Eppure, secondo la Banca Mondiale, se le donne avesse accesso paritario al mondo del lavoro, il Pil globale crescerebbe del 26% e quello italiano del 15%.

Come affrontare questa sfida? Uno degli ostacoli da rimuovere è la mancanza di modelli in grado di raccontare un’altra storia, un altro punto di vista. In questo senso, il panel dell’Italian Tech Week offre il punto di vista di donne che, lavorando durante, sono riuscite a colmare il gap e hanno saputo superare le difficoltà incontrate.

Silvia Wang, fondatrice e Ceo di Serenis, ma anche madre di tre figli, ha sfidato e sconfitto le idee sbagliate sulla maternità e la sua incompatibilità con le ambizioni di carriera. «Uno dei grandi problemi è che spesso le donne “lasciano prima di dover lasciare”, iniziano a preoccuparsi troppo presto di come bilanciare lavoro e famiglia e così limitano le loro ambizioni, anticipano piccoli sacrifici non necessari. Partendo dalla mia esperienza personale, penso che si dovrebbe girare al positivo questa preoccupazione e “dare tutto prima di dover lasciare”».

Altra sfida complessa da gestire è quella contro stereotipi e pregiudizi legati al posto di lavoro, che toccano anche algoritmi e Intelligenza Artificiale. «Per cinque volte ho chiesto a ChatGPT di realizzare l’immagine di un “AI engineer” e per cinque volte mi ha proposto un maschio bianco caucasico. L’IA non pensa che un “AI engineer” possa essere donna – spiega Cristiana Scelza, presidente di Valore D –. Una delle più grandi sfide da affrontare è l’“affinity bias”, la tendenza delle persone a connettersi con individui simili a loro». E dunque, in un paese come l’Italia, dominata dai Ceo uomini, le posizioni di leadership continuano ad essere occupate da uomini.

Per uscire da questo loop e portare le donne a far sentire la propria voce, «dobbiamo essere consapevoli del nostro valore; costruire una nostra rete di riferimento e supporto, composta da donne e uomini, e soprattutto essere autentiche, trovare il nostro stile di leadership e non replicare il modello degli uomini», sottolinea Scelza, che conclude con un monito agli uomini Ceo, sottolineando l’importanza delle loro responsabilità sociale: «Siate consapevoli dei vostri bias, riconosceteli, imparate ad ascoltare le donne, celebrate le donne leader e costruite strutture di accountability».

La capacità di condividere responsabilità è ribadita anche da Silvia Wang, che nel suo intervento evidenzia l’importanza del ruolo del partner, che deve contribuire al 50% agli sforzi legati alla genitorialità: «Non si tratta solo di svolgere compiti, come accompagnare i figli a scuola, ma di condivisione delle responsabilità». E ultimo, ma non meno importante, conclude la Wang, bisogna liberarsi del moto del “doing it all”. «Bisogna accettare che non è possibile. Bisogna fare qual che è necessario, stabilire delle priorità e accettare che non è sempre necessario fare tutto».

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