Sono immagini stupende quelle che in questi giorni stanno arrivando dalle Paralimpiadi di Parigi 2024. Immagini di atleti che hanno fatto del coraggio la loro arma segreta; dal nuoto, all’atletica, alla scherma gli azzurri stanno dimostrando di voler buttare il loro cuore oltre l’ostacolo, oltre alle barriere. Ebbene la spedizione italiana sta regalando giorno dopo giorno delle grandi soddisfazioni all’Italia, e non è ancora finita. L’Italia ha chiuso le Paralimpiadi di Parigi con 71 medaglie in totale e ha superato le 69 conquistate a Tokyo 2020. Gli azzurri si sono piazzati sesti nel medagliere generale della manifestazione, mettendo a segno imprese incredibili, imprese da sogno.
NUOTO
GIULIA GHIRETTI (oro 100 rana donne SB4)
Giulia Ghiretti è nata a Parma il 16 febbraio 1994 ed è tesserata per le Fiamme Oro e per l’Ego Nuoto. Un salto sbagliato durante gli allenamenti di ginnastica artistica al trampolino elastico le ha causato una lesione alla colonna vertebrale. Alle Paralimpiadi ha esordito a Rio 2016, conquistando l’argento nei 100 rana SB4 e il bronzo nei 50 delfino S5 e ha proseguito a Tokyo 2020, con l’argento nei 100 rana SB4 (nuotatori con normale utilizzo delle braccia e delle mani ma non hanno la funzionalità del tronco e delle gambe), la stessa gara in cui a Parigi ha ottenuto il suo primo oro. Giulia ama la musica, ha suonato l’arpa per quattro anni e conta di riprenderla quanto prima.
SIMONE BARLAAM (oro 50 metri stile libero S9, argento 400 metri stile libero maschile S9; oro 100 farfalla S9, oro 4X100 stile libero mista)
Simone Barlaam è nato a Milano il 12 luglio 2000 ed è tesserato per le Fiamme Oro e per il Polha Varese. Dalla nascita ha una coxa vara e una ipoplasia congenita al femore destro. A Tokyo 2020 ha vinto l’oro nei 50 stile libero S9, l’argento nei 100 farfalla e nella staffetta 4×100 stile libero e il bronzo nella staffetta 4×100 mista e a Parigi ha incrementato il bottino con l’oro nei 50 stile libero S9 e l’argento nei 400 metri stile libero. Simone nel 2023 ha ricevuto il Para Awards, il maggior riconoscimento conferito dall’International Paralympic Committee, quale migliore atleta maschile negli sport estivi.
FEDERICO BICELLI (oro 400 metri stile libero S7, bronzo 100 metri dorso maschili S7)
Federico Bicelli è nato a Brescia il 5 febbraio 1999 ed è tesserato per le Fiamme Azzurre e la Polisportiva Bresciana No Frontiere. Nato con spina bifida, i medici gli hanno consigliato il nuoto per il suo benessere. Alle Paralimpiadi è stato bronzo con la staffetta 4×100 mista a Tokyo 2020 e oro nei 400 metri stile libero S7 e bronzo nei 100 metri dorso maschili S7 a Parigi.
STEFANO RAIMONDI (oro 100 metri stile libero maschili S10, 100 metri rana maschili SB9 e 100 metri farfalla maschili S10, argento 100 dorso S10, oro 200 misti SM10, oro 4X100 stile libero mista)
Stefano Raimondi è nato a Soave (Verona) il 1° gennaio 1998 ed è tesserato per le Fiamme Oro e per la Aly Sport. Un incidente all’età di 15 anni gli ha provocato una lesione alla gamba sinistra. All’oro, ai quattro argenti e ai due bronzi di Tokyo 2020, a Parigi ha aggiunto gli ori nei 100 metri stile libero S10, 100 metri rana SB9 e 100 metri farfalla S10. È il compagno dell’altra campionessa paralimpica Giulia Corsi, che lo ha reso papà di Edoardo.
FRANCESCO BOCCIARDO (oro 200 metri stile libero S5)
Francesco Bocciardo è nato a Genova il 18 marzo 1994 ed è tesserato per le Fiamme Oro e i Nuotatori Genovesi. Ha una diplegia distale spastica fin dalla nascita. È alla sua quarta Paralimpiade e ha vinto a Rio 2016 l’oro nei 400 stile libero S5 e a Tokyo 2020 l’oro nei 100 e nei 200 stile libero S5. A Parigi ha aggiunto l’oro nei 200 metri stile libero S5.
CARLOTTA GILLI (oro nei 100 metri farfalla femminili S13 e nei 200 metri misti individuali SM13, argento 400 metri stile libero femminili S13, bronzo 50 metri stile libero femminili S13 e 100 metri dorso femminili S13)
Carlotta Gilli è nata a Moncalieri (Torino) il 13 gennaio 2001 ed è tesserata per le Fiamme Oro e la Rari Nantes Torino. È ipovedente, essendo affetto dalla malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa. A Tokyo aveva conquistato l’oro nei 100 farfalla S13 e nei 200 misti SM13, l’argento nei 100 dorso S13 e nei 400 stile libero S13 e il bronzo nei 50 stile libero S13 e ha Parigi ha raddoppiato il bottino, con l’oro nei 100 farfalla S13 e nei 200 misti SM13, l’argento nei 400 stile libero S13 e il bronzo nei 50 stile libero S13 e nei 100 dorso S13. Per tutti è semplicemente Wonder Gilli. La Fondazione Quarto Potere – del nostro giornale – le ha consegnato a inizio luglio il premio come migliore sportiva.
ALBERTO AMODEO (oro nei 400 metri stile libero maschili S8; bronzo nei 100 sl S8, oro 100 farfalla S8)
Alberto Amodeo è nato a Magenta (Milano) il 7 dicembre 2000 ed è tesserato per le Fiamme Gialle e per la Polha Varese. A 12 anni ha perso una gamba a causa dalla caduta da una ruspa. A Tokyo era salito sul secondo gradino del podio nei 400 metri stile libero S8 e a Parigi si è migliorato, mettendosi al collo la medaglia d’oro.
MONICA BOGGIONI (oro nei 400 metri stile libero maschili S8)
Monica Boggioni è nata a Pavia il 5 agosto 1998 ed è tesserata per le Fiamme Oro e per il Pavia Nuoto. Ha una diplegia spastica. A Tokyo ha conquistato il bronzo nei 200 e nei 100 stile libero S5 e nei 200 misti SM5 e a Parigi è arrivato il primo oro nei 50 metri rana SB3, cui si sono aggiunti i bronzi nei 100 e nei 200 stile libero S5.
FRANCESCO BETTELLA (argento 50 metri dorso maschili S1 e bronzo 100 metri dorso maschile S1)
Francesco Bettella è nato a Padova il 23 marzo 1989 ed è uno dei veterani della Nazionale azzurra. È tesserato per le Fiamme Oro e per la Civitas Vitae Sport Education. Ha una neuropatia dalla nascita. Ha partecipato alle Paralimpiadi già a Londra 2012 e poi è stato argento nei 50 e nei 100 dorso S1 a Rio 2016, bronzo nelle due gare a Tokyo 2020. A Parigi ha conquistato l’argento nei 50 e il bronzo nei 100.
EFREM MORELLI (argento 50 metri rana maschile SB3)
Efrem Morelli è nato a Crema (Cremona) il 25 novembre 1979 ed è tesserato per le Fiamme Oro e per la Canottieri Baldesio. È il capitano della Nazionale azzurra. Un incidente gli ha causato una paraplegia. Era già presente ai Giochi di Pechino 2008 e di Londra 2012 e si è aggiudicato il bronzo nei 50 rana SB3, nei quali è stato quarto a Tokyo 2020. A Parigi si è ripreso il podio nella stessa specialità, con l’argento.
MANUEL BORTUZZO (bronzo 100 metri rana uomini SB4)
Manuel Mateo Bortuzzo è nato a Triste il 3 maggio 1999 ed è tesserato per le Fiamme Oro. Nel 2019 un’aggressione con arma da fuoco gli ha procurato una lesione spinale. Manuel è diventato un personaggio televisivo per la sua partecipazione in tv al Grande Fratello Vip. Per quel che riguarda lo sport invece, Manuel nuotava già e ha proseguito la sua passione nel mondo paralimpico. Da matricola della Nazionale azzurra a Parigi ha conquistato il bronzo nei 100 rana SB4.
GIULIA TERZI (bronzo 400 metri stile libero femminili S7 e 100 metri stile libero femminili S7, bronzo 50 farfalla S7, oro 4X100 stile libero mista)
Giulia Terzi è nata a Melzo (Milano) il 14 agosto 1995 ed è tesserata per le Fiamme Oro e per le Polha Varese. Soffre di una scoliosi congenita rara. A Tokyo era stata oro nei 100 stile libero S7 e nella staffetta 4×100 stile, argento nei 400 stile libero S7 e nella staffetta 4×50 stile libero e bronzo nei 50 farfalla S7. È la compagna dell’altro campione paralimpico Stefano Raimondi e sei mesi fa è diventata mamma di Edoardo. Tornata subito in vasca, a Parigi si è messa al collo i bronzi nei 400 e nei 100 metri stile libero S7.
ALESSIA SCORTECHINI (bronzo 100 metri stile libero femminili S10)
Nata l’11 febbraio 1997 a Roma, Alessia Scortechini è nata con una agenesia, una malformazione della mano destra. Ha scelto il nuoto perché nuotare la fa sentire libera e non giudicata. “Ci ho messo tanto ad accettarmi, mi sono sempre sentita osservata. Oggi sono più serena, ho capito che la mia mano fa parte di me”. Del suo sport ama la competizione e la fatica. L’evento agonistico più importante mai vissuto è stato la Paralimpiade di Tokyo. Fino al 2017 Alessia si allenava e gareggiava con i normodotati e proprio per questo ha sempre dovuto dimostrare più degli altri.
ANGELA PROCIDA (bronzo 100 metri dorso femminile S2)
Nata a Castellamare di Stabia (in provincia di Napoli) il 29 giugno 2000, Angela Procida nel 2005, a causa di un incidente, riporta una lesione midollare. La musica è la sua fonte di energia. Da buona napoletana è scaramantica: “Il mio portafortuna è un ciondolo a coniglietto, perché a casa ho un coniglio che non verrà con me. In questo modo ci sarà anche lui”, ha detto alla vigilia delle Paralimpiadi. Il suo maggior pregio è sicuramente la determinazione, mentre il complimento che le provoca imbarazzo è quando le dicono che ha un bel sorriso”.
VITTORIA BIANCO (bronzo 400 metri stile libero femminile S9)
Nata a Putignano (provincia di Bari) il 7 ottobre 1995. “All’inizio non accettavo la mia disabilità e mi nascondevo, ma lo sport mi ha aiutato a credere maggiormente in me stessa. Oggi provo orgoglio, ritengo che sia un plus, la mostro”. Dopo aver provato diverse discipline, sceglie quella che le riesce meglio: il nuoto. Per lei la parola resilienza significa non abbattersi ma continuare a credere nei propri sogni. Grazie a questo atteggiamento ha potuto superare, nel 2018, l’amputazione della gamba destra a seguito della rimozione di un tumore basocellulare esterno. Senza portafortuna ma scaramantica. Cerca di indossare lo stesso costume che le ha portato fortuna alla gara precedente.
XENIA FRANCESCA PALAZZO (bronzo 400 metri stile libero femminili S8; oro – 4X100 stile libero mista)
Siciliana di nascita ma veronese di adozione, 26 anni. Xenia Francesca Palazzo sceglie il nuoto come forma di terapia per la sua coagulazione intravasale disseminata ed entra in vasca già all’età di tre mesi. Parigi è la sua terza Paralimpiade dopo Rio de Janeiro 2016 e Tokyo 2020. Un traguardo raggiunto grazie alla sua caparbietà, che lei ritiene il suo miglior pregio. Nel tempo libero ama leggere e ascoltare musica e pensa che la vita sia come imparare a nuotare. Resilienza, per lei, vuol dire affrontare gli ostacoli per poter dire, un giorno: “Ce l’ho fatta”.
ANTONIO FANTIN (oro nei 100 sl S6, argento 400 sl S6)
Nato il 3 agosto 2001, a Latisana, in provincia di Udine, Antonio vive a Venezia. Da bambino gli è stata diagnosticata una malformazione artero-venosa, condizione questa che lo ha portato a praticare sport molto presto, come riabilitazione. La prima gara che ricorda con emozione? “A sedici anni, i 400 metri stile libero al primo Mondiale: ero in svantaggio, poi mi sono guardato attorno e non c’era nessuno, ho realizzato che avevo vinto”. Antonio, oltre all’oro di Parigi, ne aveva conquistato un altro nella stessa specialità a Tokyo, con tanto di record del mondo. Sesta medaglia paralimpica per il fenomeno classe 2001 di Udine.
ATLETICA
RIGIVAN GANESHAMOORTHY (oro Lancio del disco F52)
Ha conquistato tutti con la sua grande simpatia e con la sua semplicità, dimostrata nelle interviste di fine gara. Rigivan è nato a Roma l’8 giugno 1999. A Parigi ha migliorato il record del mondo per ben tre volte nella stessa gara. Di origini cingalesi, la sua disabilità insorge nel 2017 con la sindrome Guillain-Barré a cui fa seguito nel 2019 l’incidente spinale. Da subito si innamora del getto del peso e si avvicina così alla famiglia del gruppo Anthropos, di cui ancora oggi fa parte. La sua avventura con l’atletica paralimpica è del tutto casuale. Aveva provato a giocare a basket in carrozzina, ma era troppo faticoso per lui. Poi all’Ospedale Santa Lucia, dove nel 2019 era in riabilitazione dopo la caduta che gli è costata una lesione cervicale, i primi tentativi nei lanci, con misure quasi immediatamente portentose.
ASSUNTA LEGNANTE (argento lancio del disco femminile F11; oro nel getto del peso)
Nata a Napoli il 14 maggio 1978, da anni vive a Macerata: Assunta Legnante, per tutti “cannoncino” un giorno decide di provare tutte le discipline dell’atletica e diventa presto un’atleta di alto livello nei lanci. Nel 2009 l’aggravarsi di un glaucoma congenito presente sin dalla nascita la porta ad abbandonare la carriera olimpica ma ad abbracciare quella paralimpica. Dell’atletica le piace il fatto di stare insieme agli altri. Il momento sportivo più bello risale ai Giochi di Londra del 2012: “Quell’oro rappresentò letteralmente l’inizio di una rinascita”. Visto che si prefigge di gareggiare fino a 50 anni, con Parigi sarà al penultimo ruggito della tigre. A Tokyo aveva già vinto una medaglia d’argento.
MAXEL AMO MANU (argento 100 metri maschili T64)
Maxel Amo è nato in Ghana ma dall’età di 11 anni si vive in Italia, prima a Milano e poi, per amore della sua fidanzata, a Bologna. Nell’agosto del 2017, mentre viaggiava in scooter per recarsi a lavoro, viene investito da un camion. L’incidente gli provoca l’amputazione della parte inferiore della gamba sinistra. Terminata la riabilitazione si avvicina all’atletica paralimpica, in particolare alla velocità. La cosa più difficile, per lui, sono le distanze medie. A Parigi ha portato con sé i suoi due figli e tanti amici che lo hanno spinto al traguardo.
MARTINA CAIRONI (argento salto in lungo; oro 100 metri TS3)
È una delle più grandi campionesse di atletica paralimpica della storia. Qualcosa che mai avrebbe immaginato prima dell’incidente in motorino, a 18 anni, e la successiva amputazione della gamba sinistra. Il suo podio con Ambra Sabatini e Monica Contrafatto a Tokyo2020 è stata una delle immagini più iconiche della storia del movimento paralimpico italiano e internazionale. “Il mio rapporto con la bellezza? La protesi ormai caratterizza il mio essere. Credo che la bellezza sia un fatto interiore”. Portabandiera azzurra ai Giochi Paralimpici di Rio. Parigi è stata la sua quarta partecipazione.
MONICA CONTRAFATTO (bronzo 100 metri Ts3)
Nata a Gela il 9 marzo 1981, oggi Monica Contrafatto (la prima partendo da destra nella foto) vive a Roma. La 43enne velocista ha perso la gamba destra a seguito di un attentato in Afghanistan dove stava svolgendo, come Militare, una missione di pace. Durante il ricovero, guardando in tv le Paralimpiadi di Londra 2012, nota per la prima volta correre delle ragazze amputate: “In quel letto d’ospedale promisi a me stessa che un giorno avrei messo una protesi da corsa e avrei partecipato ai Giochi di Rio. E così è stato”. Quella di Parigi è stata la sua terza partecipazione a una Paralimpiade. Dell’atletica ama la sensazione di libertà, per lei lo sport è divertimento. Se non avesse fatto l’atleta avrebbe continuato la carriera militare.
ONEY TAPIA (oro nel disco)
Nato a L’Havana, Cuba il 27 febbraio 1976, Oney Tapia perde la vista nel 2011 per un incidente sul lavoro ma da sportivo quale è sempre stato non ha abbandonato l’attività sui campi gara: prima protagonista nel goalball poi soprattutto nell’atletica, dove in poco tempo è diventato l’uomo da battere nel getto del peso e nel lancio del disco. L’atleta a cui si ispira è la madre, lanciatrice di giavellotto. Le medaglie vinte alle Paralimpiadi di Tokyo le ha dedicate al fratello Nelson, scomparso due anni fa. A Parigi è stata la sua terza Paralimpiade. Dopo aver vinto l’oro ha cantato in tv “Io vagabondo” dei Nomadi.
PARATRIATHLON
FRANCESCA TARANTELLO (argento PTVI Femminile)
Ipovedente dalla nascita, avvenuta a Padova il 28 gennaio 2002, Francesca ha imparato subito a reagire e a non considerare la disabilità un limite. Al triathlon ha cominciato a dedicarsi, e appassionarsi, due anni e mezzo fa. Oggi è il fulcro delle sue giornate. “Competiamo in due ma siamo un tutt’uno, la mia guida e io. Lei è i “miei occhi” e mi guida al meglio durante i percorsi”. Per gareggiare ha bisogno di un aiuto “per evitare di mettere in pericolo me e gli altri gareggiando da sola”, per questo dall’inizio alla fine della mia competizione sono con Silvia :”‘la mia guida””. Del suo sport la frazione che preferisce è il nuoto. Come portafortuna in valigia ha portato un pupazzo di bradipo.
VERONICA YOKO PLEBANI (argento di triathlon PTS2 femminile)
Nata il 1° marzo 1996 a Gavardo, Veronica è tra le atlete italiane più versatili del movimento paralimpico, Veronica, nel pieno dell’adolescenza, è colta da meningite batterica fulminante. Nel corso della sua carriera annovera un passato in maglia azzurra nello snowboard e nella canoa, prima di innamorarsi del triathlon a Rio 2016. Di questo sport ama la complessità: “Mi piace il fatto di riuscire a mettere assieme nuoto, bici e corsa in un’unica disciplina, iniziare in un modo e terminare in un altro”. Preparare una gara di triathlon è come un rito. A Parigi ha vissuto la quarta Paralimpiade.
TIRO CON L’ARCO
DAILA DAMENO E PAOLO TONON (bronzo Mixed Team W1)
Daila è nata a Milano il 18 giugno 1968. Tenace, testarda e altruista, dopo un passato nel nuoto e nello sci alpino, conosce il para-archery nel 2021: “Mi sentivo in astinenza da sport e competizioni”, ha ammesso. Parigi 2024 è la sua quarta Paralimpiade, stavolta in veste di arciera dopo Atene 2004 nel nuoto e Torino 2006 e Vancouver 2010 nello sci alpino. Daila riporta una paraplegia a seguito di un incidente stradale, ma ha imparato nel corso della lunga carriera sportiva a trovare la forza e la motivazione in sé stessa.
Paolo Tonon è nato a Vittorio Veneto il 28 novembre 1989. A 20 anni, tornando da una serata al mare con gli amici, l’incidente stradale che stravolge la sua vita. La diagnosi è tremenda: lesione spinale a livello cervicale. “Ho perso l’uso delle gambe e ho un deficit dell’uso delle mani – ha spiegato -. Riesco a muovere un po’ la gamba destra, ma sono costretto a vivere su una sedia a rotelle”. Il suo idolo è il tennista Federer, ma da quando è piccolo segue tutti gli sport. Il tiro con l’arco è una sua conoscenza recente. Parigi è la sua prima Paralimpiade.
ELISABETTO MIJNO (bronzo nell’arco ricurvo Open Individuale femminile; oro nell’arco ricurvo a squadre miste)
Nata a Moncalieri il 10 gennaio 1986, Elisabetta è una delle veterane azzurre delle Paralimpiadi. Paraplegica dall’età di 5 anni a causa di un incidente stradale, Elisabetta Mijno è una delle veterane della Nazionale Italiana di tiro con l’arco. Medaglia d’argento a Londra 2012, bronzo a Rio 2016, del tiro con l’arco ama il fatto di essere, per certi aspetti, incomprensibile. In ambito sportivo si ispira ad atleti che hanno fatto la storia dello sport mondiale, come la canoista Josefa Idem. Elisabetta, oltre a essere un’atleta, è un medico chirurgo.
STEFANO TRAVISANI (oro nell’arco ricurvo a squadre miste)
Stefano Travisani Nato a Milano il 16 settembre 1985, ora Stefano vive a Padova. A Travisan lo sport ha tolto tanto, perché la sua paraplegia è dovuta a un incidente nel 2015 in sella alla mountain bike ma gli ha anche restituito molto e oggi è una delle punte di diamante della Nazionale para-archery. A Tokyo 2020, prima dell’oro di Parigi in coppia con Elisabetta Mijno, il momento più emozionante della sua carriera con la medaglia d’argento nel mixed team. Se non avesse fatto l’atleta, avrebbe continuato a fare quello che faceva prima dell’incidente: “Sono architetto, quindi avrei lavorato in questo ambito”.
TAEKWONDO
ANTONINO BOSSOLO (bronzo K44-63Kg)
Nato a Palermo il 27 gennaio 1995, Antonino è l’unico atleta di parataekwondo azzurro presente ai Giochi Paralimpici di Parigi. “Questa disciplina l’ho scelta per caso. Come ogni bambino volevo fare calcio ma mia mamma mi ha spinto a cambiare sport e appena entrato in palestra mi sono innamorato di questo sport”. Nato con una malformazione del braccio sinistro, del taekwondo ama l’individualità: “Sono io quello che perde e sono io quello che vince”. Terminata la carriera sportiva Antonino si vede ancora in questo ambito: “Vorrei dare il mio contributo alla FITA (Federazione Italiana Taekwondo), provare a far crescere questo sport bellissimo”.
CICLISMO SU PISTA
LORENZO BERNARD E DAVIDE PLEBANI (bronzo Inseguimento individuale Maschile 4000 metri B)
Nato a Susa, in provincia di Torino, Lorenzo a 15 anni si imbatte in un ordigno bellico inesploso, che scoppiando lo ferisce, portandogli via la vista. Un’esperienza tragica che lo ha segnato profondamente: “Credo sia importantissimo far conoscere la terribile eredità che lasciano le guerre, io ne sono un testimone”, ha dichiarato di recente. Comincia allora la sua nuova vita sportiva. Prova di tutto: sci alpino, atletica leggera, canottaggio nel quale gareggia alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Il tandem di paraciclismo – Davide Plebani è la sua guida – è storia di oggi.
FABRIZIO CORNEGLIANI (oro Crono su strada H1)
Fabrizio Cornegliani è nato il 12 marzo 1969, quindi anagraficamente è uno dei veterani azzurri alle Paralimpiadi di Parigi 2024. In realtà però ha conosciuto la handbike in tarda età, solo 8 anni fa. Pavese di Miradolo Terme, è stato vittima di un grave incidente in palestra a 34 anni, mentre si stava allenando per le sue amate arti marziali. E quella lesione che gli ha compromesso l’uso delle mani e delle braccia. Gareggia nella categoria H1 ed è alla sua seconda Paralimpiade: tre anni fa a Tokyo era stato secondo nella cronometro e si è rifatto qui a Parigi con l’oro. Il suo grande sogno era quello di diventare pilota di linea.
LUCA MAZZONE (argento Crono su strada H2, argento team realy H1-5 misto, ciclismo su strada)
Barese di Terlizzi, Luca Mazzone è degli atleti più esperti della handbike, ma a Parigi 2024 aveva anche un altro ruolo fondamentale, quello di portabandiera nella cerimonia inaugurale insieme ad Ambra Sabatini. Nato a Bari il 3 maggio 1971, è sempre stato amante del mare e questo ha cambiato tutto. Quando aveva solo 19 anni, tuffandosi a Giovinazzo è rimasto tetraplegico. Nel 2000 ha cominciato a dedicarsi al nuoto e ha anche vinto due argenti alle Paralimpiadi di Sidney, ma ha smesso dopo Pechino 2008. Dal 2011 ha scoperto la sua vera via con il ciclismo paralimpico che gli ha fatto anche dimenticare l’impossibilità di diventare un insegnante di educazione fisica. Tra Rio e Tokyo ha vinto 3 ori e altrettanti argenti, mentre a Parigi è stato argento nella cronometro su strada H2.
MARTINO PINI (bronzo Crono su strada H3)
Nato a Sondrio il 7 gennaio 1992 e residente a Tirano, quindi sempre in Valtellina, Martino Pini è tesserato per il Team Aqua. Da amante della natura, ha sempre amato andare in bici e le salite non l’hanno mai spaventato. Quando aveva solo 16 anni, nell’estate del 2008, un drammatico incidente in moto gli ha sconvolto la vita. Ma grazie alla sua forza di volontà e all’appoggio della famiglia ha coltivato ancora la sua passione dedicandosi alla handbike. Il debutto in maglia azzurra ai Mondiali 2021 in Portogallo, ma a Parigi è il suo primo vero banco di prova. E ha superato l’esame, con un bronzo nella crono su strada H3.
MIRKO TESTA (bronzo ciclismo in linea categoria H3, argento team realy H1-5 misto, ciclismo su strada)
E’ nato a Seriate, in provincia di Bergamo, il 28 maggio 1997. “La lezione che ho imparato dalla vita? Non arrendersi mai”. A Mirko Testa – campione del mondo in carica di handbike – è toccato mettere in pratica questa lezione nel 2018, quando un incidente durante una gara di motocross lo ha reso paraplegico. “Lo sport è stato lo stimolo che mi ha portato a rinascere nella mia nuova vita”. Quello che più ama del suo sport, è la sensazione di libertà che prova, l’allenamento, la fatica, l’adrenalina. Adesso anche la gioia di una medaglia paralimpica.
ANA MARIA VITELARU (bronzo ciclismo su strada H5)
Nata in Romania il 30 marzo 1983, vive da anni a Reggio Emilia. Prima di trasferirsi in Italia appena 17enne, un incidente mentre era alla stazione ferroviaria l’ha costretta all’amputazione di entrambe le gambe e a diversi interventi chirurgici, alcuni dei quali effettuati nel nostro paese. Sposata e residente da più di 15 anni alle porte di Reggio Emilia, lavora nell’industria tessile. Lo sport è sempre stato nel suo dna. Appassionata di trekking in montagna, per quasi un decennio ha giocato ad alti livelli a basket in carrozzina, facendo parte anche della nazionale italiana femminile dal 2004 al 2009. Da sempre attratta dal ciclismo, ha iniziato ad allenarsi con l’handbike assieme al team di Obiettivo3, raggiungendo in breve tempo la Nazionale.
FEDERICO MESTRONI (argento team realy H1-5 misto, ciclismo su strada)
Nato il 21 luglio 1981 a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine, timido e riservato, Federico non è mai stato pigro: “Adoravo competere, anche da bambino, sia in sport di squadra che individuali. Ne ho cambiati tanti, fino ad approdare al ciclismo”. E’ accaduto dopo l’incidente del 2003, quando cadendo dalla sua moto da cross ha riportato una lesione midollare: “In quel momento tutto è cambiato ma io ho continuato ad allenarmi, alternando varie discipline: iniziando dal basket, passando alla carrozzina olimpica e duathlon e infine all’handbike”. Ha vinto i Mondiali a cronometro nella sua regione, il Friuli: quello è stato uno dei momenti più importanti della sua carriera.
SOLLEVAMENTO PESI
DONATO TELESCA (bronzo sollevamento pesi maschile 72 kg)
Nato a Potenza il 5 febbraio 1999, all’età di tre anni, a seguito di un grave incidente, perde entrambe le gambe. A oggi è una delle più belle realtà della pesistica paralimpica italiana degli ultimi anni. “Non ho mai avuto problemi con il mio corpo – dice -, anzi è una missione e un dovere per noi paralimpici quello di mostrare al mondo che non è una gamba in meno o un braccio a poter stravolgere la tua vita”. Lo sport è un pilastro fondamentale nell’esistenza di Donato.
EQUITAZIONE
SARA MORGANTI (bronzo paradressage Individuale Grado 1, argento individuale freestyle grado I)
Quarantotto anni compiuti il 21 marzo scorso, Sara Morganti è una grandissima specialista del paradressage, in particolare del Grado 1. Lucchese di Castelnuovo Garfagnana, abita a Pisa. Gareggia in coppia, perché con lei c’è sempre l’inseparabile cavallo che l’ha aiutata a superare la diagnosi di sclerosi multipla ricevuta quando aveva solo 19 anni. Avrebbe voluto lavorare come traduttrice o interprete, ma quando smetterà con l’agonismo si dedicherà all’insegnamento. Intanto però è ancora in sella ed è arrivata alla quarta Paralimpiade. Debutto a Londra 2012, un oro ai Mondiali 2014 e due in quelli del 2018, tre anni fa a Tokyo aveva vinto due bronzi, nell’individuale tecnico e nel freestyle. Si è ripetuta a Versailles, in questa edizione, con un bronzo individuale nel Grado 1.
MATTEO BETTI (argento Fioretto maschile categoria A)
La Toscana ha da sempre una lunga tradizione nella scherma e Matteo Betti non fa eccezione. Nato a Siena il 26 novembre 1985, un’emorragia cerebrale alla nascita gli ha provocato un’emiparesi che non ha spento la sua voglia di fare sport e così ha trovato la sua riscossa sulla pedana. La sua prima Paralimpiade è stata quella di Pechino 2008 con un quinto posto nel fioretto e un ottavo nella spada. Prima medaglia a Londra 2012, un bronzo nella spada, mentre a Rio e Tokyo ha solo sfiorato le medaglie. Si è rifatto a Parigi 2024 con l’argento nel fioretto maschile categoria A.
EDOARDO GIORDAN (bronzo Sciabola maschile categoria A)
Romano di nascita e di residenza, Edoardo Giordan ha compito 31 anni il 23 aprile ed è tesserato per le Fiamme Oro. Una vita fatta di sport, diviso tra il calcio e il nuoto. Ha scoperto la scherma durante la riabilitazione dopo l’amputazione dell’arto destro, in seguito a una diagnosi sbagliata. Gli è servito per ricominciare accantonando le sue paure e fino ad oggi la sua soddisfazione più bella era stato l’oro vinto in casa, ai Mondiali di Roma 2017 nella sciabola. A Rio c’era solo per fare il tifo accanto ai compagni, a Tokyo era stato sesto nella sciabola mentre a Parigi 2024 è salito sul podio, bronzo nella sciabola maschile categoria A. Grande appassionato di musica, in cima alla sua lista ci sono i Metallica.
BEBE VIO (bronzo Fioretto femminile categoria B; bronzo nel fioretto a squadre)
Beatrice Maria Vio Grandis, per tutti semplicemente Bebe. Veneziana per nascita e per famiglia, nata il 4 marzo 1997 e tesserata per le Fiamme Oro, è il simbolo della Nazionale italiana nel mondo, non solo quella della scherma. Portabandiera italiana a Tokyo 2020, aveva già nel suo palmarés 2 ori individuali, 1 argento e 1 bronzo a squadre. Ha cominciato a praticare scherma a 5 anni e non l’ha mollata quando, sei anni dopo, una meningite l’ha colpita. Sarebbe servito ben altro per cancellare la sua voglia di vita, che l’ha resa un’icona a livello globale e non a caso ha sfilato come atleta anche nella cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi 2024. Al Grand Palais quest’anno ha conquistato un bronzo nel fioretto femminile categoria B e nel fioretto a squadre.
ANDREAA MOGOS (bronzo fioretto a squadre)
E’ nata in Romania, a Vaslui, il 2 giugno 1988. Torinese d’adozione – vive a Volpiano in provincia di Torino – a 18 anni, un incidente automobilistico in Austria le causa una paraplegia. Subito dopo, dietro consiglio della sua fisioterapista, si avvicina alla scherma. Dallo sport come terapia alla pratica agonistica il passo è stato graduale. Oggi la scherma è il suo lavoro. Il sogno nel cassetto, finita la carriera di atleta, è viaggiare e vedere il mondo. Il momento sportivo più bello è legato al bronzo nel fioretto a squadre vinto a Rio nel 2016, ora però può far festa con le sue compagne per un altro bronzo paralimpico.
LOREDANA TRIGILIA (bronzo fioretto a squadre)
Nata a Roma il 26 gennaio 1976, ha iniziato a praticare la scherma come terapia: “come aiuto fisico e mentale nel periodo successivo all’incidente”. Siciliana di origini, romana doc. Veterana, mamma, capitana. Loredana Trigilia è la chioccia della Nazionale azzurra di scherma paralimpica. La sua disabilità è legata a un incidente stradale sull’autostrada Napoli-Roma che le ha provocato una lesione spinale all’età di 19 anni. Durante la riabilitazione ha conosciuto alcuni schermidori paralimpici che l’hanno avviata alla disciplina che le ha dato la possibilità di rappresentare l’Italia in ben sette edizioni dei Giochi Paralimpici.
ROSSANA PASQUINO (bronzo fioretto a squadre)
Nata a Benevento il 12 ottobre 1982, da piccola era una ginnasta. All’età di 9 anni un infarto midollare le causa una paraplegia. Si avvicina alla scherma dopo aver praticato diverse discipline. Ma i successi sono arrivati anche nella vita. Rossana Pasquino è infatti professoressa di principi di ingegneria chimica all’Università Federico II di Napoli: “Mi affascina questa dicotomia nella vita”. Se c’è un’atleta che ammira particolarmente è la portabandiera azzurra alle Olimpiadi di Parigi 2024: la schermitrice Arianna Errigo.
DAVIDE FRANCESCHETTI (bronzo P4 Pistola 50 metri SH1)
Davide Franceschetti, friulano di Pordenone, è nato il 28 gennaio 1991 e attualmente fa parte del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa. Soffre di spina bifida sin dalla nascita ma questo non gli ha mai impedito di praticare sport. Per oltre vent’anni si è dedicato al nuoto mentre il tiro a segno è stata una scoperta più recente e gli ha permesso anche di incanalare al meglio tutte le sue energie. Lo pratica da tre anni e ha scelto la pistola, invece della carabina, perché si adatta più alle sue caratteristiche. Quella di Parigi 2024 è la sua prima Paralimpiade e ha conquistato un bronzo P4 nella pistola 50 metri SH1.
FEDERICO FALCO (bronzo Singolare maschile MS1)
Federico Falco, nato il 22 marzo 1994 a Verona si divide oggi tra la sua città di origine, dove è tesserato per la Fondazione Bentegodi Tennistavolo Polisportiva Dilettantistica, e Venezia. Un tuffo sbagliato in piscina gli ha causato una tetraplegia e durante la riabilitazione ha conosciuto alcuni giovani come lui che lo praticavano. Così ha cominciato per gioco ed è diventato il suo sport. Grande appassionato di informatica, tanto che un domani si immagina programmatore, ma anche di calcio e non a caso si ispira a Ronaldo il Fenomeno. Alle Paralimpiadi di Parigi la sua prima medaglia, dopo il debutto a Tokyo: un bronzo singolare maschile nella MS1.
MATTEO PARENZAN
Matteo Parenzan è nato a Trieste il 23 giugno 2003 ed è tesserato per il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa. Fin dalla nascita è affetto da miopatia nemalinica, una malattia neuromuscolare caratterizzata da debolezza muscolare e da ipotonia. Ha esordito ai Giochi a Tokyo 2020, dove è stato il portabandiera azzurro nella cerimonia di chiusura. A Parigi si è aggiudicato la medaglia d’oro nel singolare di classe 6.
GIADA ROSSI
Giada Rossi è nata a San Vito al Tagliamento (Pordenone) il 24 agosto 1994 ed è tesserata per il Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa. Nel 2008, all’età di 14 anni, un tuffo nella piscina di casa le ha causato l’esplosione della sesta vertebra cervicale e la conseguente tetraplegia. A Rio 2016 ha conquistato la medaglia di bronzo nel singolare di classe 1-2 e a Tokyo 2020 il bronzo a squadre con Michela Brunelli. A Parigi ha trionfato in singolare, battendo la cinese Liu Jing, che si era aggiudicata le ultime quattro edizioni.
CARLOTTA RAGAZZINI
Carlotta Ragazzini è nata a Faenza (Ravenna) il 15 settembre 2001 ed è tesserata per Lo Sport è Vita Onlus. A 18 mesi di vita le è stato diagnosticato un cavernoma intramidollare. A Parigi era al suo esordio alle Paralimpiadi e ha conquistato la medaglia di bronzo nel singolare di classe 3.