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Buffalo Kids

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Recensione di
Giancarlo Zappoli

giovedì 31 ottobre 2024

Tom e Mary sono due fratelli irlandesi che raggiungono l’America per unirsi a uno zio che è l’unico parente rimastogli. All’arrivo però lui non c’è e i due iniziano un lungo viaggio che dovrebbe portarli a raggiungerlo in California. Sul percorso incontrano Nick, un loro coetaneo disabile costretto su una sedia a rotelle. Il terzetto affronterà numerose avventure.


Il Far West visto da una produzione spagnola che punta a una riflessione sull’abbattimento degli stereotipi e sull’inclusione.


Ogni tanto immergersi in un film di animazione che sia veramente per tutta la famiglia è rigenerante. Perché ormai sembrerebbe appartenere a una legge non scritta il fatto che questa tipologia debba essere divisa in due modalità di narrazione. Una sembra rivolgersi ai piccoli ma si avvale di un’ampia serie di ammiccamenti e di riferimenti ‘alti’ che solo gli adulti accompagnatori possono comprendere e apprezzare. L’altra è decisamente infantile e, spesso anche se fortunatamente non sempre, ricca di stereotipi narrativi.

Più difficile è invece trovare film come Buffalo Kids decisamente godibili e comprensibili per le più diverse fasce d’età. Partendo per di più da riferimenti appartenenti alla realtà come ci avvertono una didascalia all’inizio e una commovente dedica alla fine.

Il legame tra fratello e sorella (una rossa dinamica e peperina) è forte e solidale e lo diviene ancora di più nei confronti del nuovo amico Nick che non può parlare e ha problemi di mobilità che lo costringono su una sedia a rotelle. Insieme condivideranno le avventure di un lungo viaggio.

Le quali li vedranno confrontarsi con un ‘cattivo’ alla Lee Van Cleef contornato dai suoi scagnozzi ma anche accolti come graditi ospiti da una tribù di indiani Cheyenne in cui spicca una ragazzina che inizia a far battere il cuore di Tom.


Anche in questo film ci sono le citazioni (la più evidente è quella dell’inseguimento sui carrelli di una miniera in stile Indiana Jones) ma ciò che davvero conta sono i rapporti tra i personaggi. Si parla, senza retorica, di inclusione (Nick non sarà soltanto accudito da Mary e Tom ma contribuirà al buon esito dell’avventura), si presentano gli indiani d’America con il loro stile di vita che non gli impedisce di essere accoglienti e di intervenire, quando è necessario, a fianco dell’esercito.

Il tutto in un mix di ironia e di divertimento, a cui contribuiscono anche flatulenze risolutive, immergendo la vicenda in paesaggi che hanno la giusta ampiezza ed avvalendosi anche della presenza di un simpatico cagnolino. Cioè una rivisitazione del genere western brillante e attenta a lasciare qualche riflessione senza mai essere didascalica.


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