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È stata una bella Italia. Ma deve crescere anche nelle difficoltà

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Preparazione, approccio, gioco: Spalletti sta costruendo una nuova Nazionale, l’errore di Pellegrini cambia tutto




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Tra il grande rammarico e il sospiro di sollievo. L’Italia pareggia una partita dapprima giocata benissimo e praticamente vinta, ma poi diventata maledettamente complicata, tanto da far ritenere il 2-2 un risultato positivo. Quaranta minuti molto belli con occasioni, aggressività, intensità e due gol arrivati grazie a manovre preparate: una prestazione dominante. La gara era totalmente in mano degli Azzurri, che davano la sensazione di poter segnare ancora senza eccessiva fatica, ma poi è arrivata l’imperdonabile fesseria che ha cambiato la storia. Un fallo inutile, in ritardo sebbene non cattivo, di Pellegrini in scivolata, su una palla sbagliata in uscita, è costata a lui il rosso e subito dopo il gol del Belgio. La partita è stata inevitabilmente segnata da questo episodio che ha creato un prima e un dopo: un giocatore di esperienza come il romanista non può commettere a questi livelli un errore così macroscopico. Hai voglia – dirà uno sconsolato Spalletti alla fine – a preparare tatticamente la partita, i movimenti con e senza palla, le strategie per esaltare la tua qualità e colpire l’avversario sui suoi lati deboli. Il destro-sinistro al corpo, causato dal giocare in inferiorità numerica e veder dimezzare il vantaggio meritato, ha abbattuto noi e rilanciato e dato sicurezza a un Belgio fino ad allora stordito. 

L’Italia si è abbassata e si è impaurita e qui c’è forse l’aspetto su cui lavorare ancora: dopo l’Europeo siamo nettamente migliorati, ma non ancora completamente guariti da un punto di vista psicologico. Gli azzurri hanno smesso di giocare e i nostri centrocampisti Ricci, Frattesi e Tonali, che non sono grandi palleggiatori, non sono riusciti né ad addormentare la partita, né a proporsi in mezzo al campo. Tanti gli errori tecnici e le palle buttate via nonostante gli spazi lasciati dal Belgio che, pur avanzando, non portava una grande pressione sui portatori di palla. Ma lasciando il pallino e non riuscendo più a ripartire, è stato più facile per gli uomini di Tedesco avanzare, sfruttare in largo il campo, trovare gli uno contro uno sfruttando la qualità tecnica dei suoi uomini offensivi, soprattutto Doku a sinistra. L’Italia è riuscita a contenere, permettendo a Donnarumma di non sporcarsi troppo i guanti, ma ha sofferto moltissimo i calci da fermo. Tutti i cross sul secondo palo sono diventati pericoli e in una occasione è arrivato il pari. Siamo stati fortunati su un intervento da rigore di Bastoni su Openda. 

Se fosse passato in vantaggio il Belgio, difficilmente saremmo riusciti a recuperare il risultato. Ma è altrettanto vero che in 11 contro 11 l’Italia avrebbe probabilmente vinto in modo molto largo. Questa partita, contro un avversario di qualità, ci lascia comunque alcuni aspetti molto positivi: una giusta preparazione della gara, un approccio perfetto con una partenza a mille all’ora, la voglia di giocare con azioni manovrate. Ci stavamo abituando a prendere gol subito, stavolta invece lo abbiamo fatto. Per 40 minuti abbiamo visto quello che volevamo, una squadra che desse continuità alla prestazione di Parigi contro la Francia. In 10 potevamo fare meglio e forse qualche cambio poteva essere fatto prima. 

Manca ancora un grande leader in mezzo al campo che sappia prendere per mano i compagni nei momenti difficili. Ma ci sono giocatori di qualità come Ricci che possono crescere molto e si affaccia nel gruppo anche un ragazzo che sta bruciando le tappe, Pisilli. Contro Israele ripartiamo dai primi 40 minuti di ieri, dalla convinzione di potercela giocare contro tutti, ma anche con l’umiltà di chi sa di dover ancora migliorare. Nel calcio esistono gli episodi negativi che possono cambiare la storia delle partite, bisogna essere in grado di gestire anche quei momenti con personalità. Abbiamo una Nazionale giovane, serve un po’ di tempo.



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