«L’intelligenza artificiale è il presente. E non dobbiamo avere paura del suo sviluppo né delle implicazioni per il futuro della democrazia. C’è una notevole capacità di autoregolamentazione sia delle industrie sia del mercato». Fabio Pammolli, presidente della fondazione IA4I, parlando con il direttore de La Stampa, Andrea Malaguti, in apertura dell’Italian Tech Week. L’AI è al centro della tre giorni organizzata da Vento, il chapter italiano del fondo di investimento Exor Ventures, in collaborazione editoriale con il gruppo GEDI. E il direttore della fondazione italiana per l’AI ha cercato di tracciare una fotografia di cosa aspettarsi dal prossimo futuro.
Le Ogr di Torino sono colme di startupper, investitori, analisti, universitari, geek, semplici curiosi. E tutti hanno in mente due parole. L’intelligenza artificiale è sulla bocca di tutti e nei pensieri di molti. C’è chi vuole capirne di più e chi spiega gli sviluppi che stiamo osservando. Pammolli è fra i secondi. «Stiamo ragionando sulle nuove reti neurali, perché molto spesso si parla di AI solo sul fronte generativo (come ChatGPT, ndr), ma c’è tutto un mondo che deve essere esplorato», spiega il professore del Politecnico. II quale ha di fronte a sé una sfida non da poco. Vale a dire, cercare di trasformare il tessuto industriale italiano, per lo più composto da piccole e medie imprese, attraverso l’AI. «Stiamo parlando con le imprese per la nuova rivoluzione industriale. Siamo fiduciosi sulle capacità di trovare soluzioni per migliorare i processi imprenditoriali e portarla nel nuovo millennio. Lo ripeto: l’intelligenza artificiale non è solo quella generativa, e noi stiamo già pensando al futuro. Non vogliamo fermarci all’esistente», dice rispondendo alle domande.
ITW 2024, Pammoli insieme a Malaguti: AI4I svela la sua visione per l’industria italiana
Per fare ciò, servono capitali. E come ricordati dai rapporti stilati da Mario Draghi ed Enrico Letta sul futuro dell’Unione Europea, serve una partnership fra pubblico e privato. Ecco perché Pammolli si rivolge anche all’altra parte della platea. Vale a dire, chi può sostenere lo sforzo finanziario per il miglioramento dell’attuale. «Bisogna guardare agli investitori, in modo da garantire una visione sostenibile per gli investimenti futuri e facilitare gli ambienti imprenditoriali. In modo che ci sia una rilevanza dell’AI sia per le aziende sia per la società» fa notare Pammolli.
Cruciale, in un’epoca di trasformazioni e transizioni, sarà utilizzare al meglio il capitale umano. E, in questo caso, Pammolli non ha dubbi. «Il reclutamento internazionale è il nostro mantra», dice. IA4I ha sede nel capoluogo piemontese, ma vuole avere un cuore internazionale, sottolinea il suo presidente. «Non è solo Torino, perché noi vogliamo essere attrattivi per tutti. La ricerca che vogliamo portare avanti è sicuramente internazionale e vogliamo rafforzare i rapporti con le migliori università internazionali. Torino ha tutte le capacità per essere al centro di questo cambiamento. E lo dimostra un evento come l’Italian Tech Week», afferma.
Nell’ambito di IA4I sono previste anche collaborazioni, come evidenziato da Pammolli a Malaguti. «Stiamo lavorando con l’Istituto Italiano di Tecnologia, per esempio. Grazie a loro abbiamo il motore di una Ferrari. Ma stiamo anche collaborando nel settore delle risorse umane, nella robotica. E poi stiamo collaborando anche con Leonardo, sul fronte computazionale», dice. Ma i partenariati sono attivi anche sul fronte dell’educazione. «Torino ha uno dei due migliori Politecnici d’Italia, l’altro è a Milano. Ovvero a poco tempo di treno. Il nostro obiettivo è quello di rafforzare le collaborazioni con gli scienziati del domani. La complementarietà è cruciale quando si parla di AI», rimarca. Il contesto è importante, anche per il territorio in cui si sta sviluppando. «Le Ogr sono parte fondamentale di Torino. Il contributo che le nuove entità possono portare alla città, anche attraverso l’AI, è importante. Questa città ha tutte le capacità per fare leva sulle entità, sui talenti e quindi sull’ecosistema», dice Pammolli.
Fino a qui, il quadro sembra non avere punti deboli. Ma quali sono i rischi, viene domandato. I timori di tutti i giorni, dalla democrazia alla privacy, passando per i deep fakes, non sono minoritari. Ma Pammolli cerca di riportare le preoccupazioni e i dubbi su un piano il più possibile razionale. «La democrazia è qui per restare. La regolamentazione dell’AI la stiamo già vedendo in questi anni. Le compagnie sono molto attente agli sviluppi attuali e sanno che l’approccio deve essere specifico», sottolinea. E di fronte alla platea, prima di concludere, Pammolli specifica un concetto che così scontato non è: «Credo che ci sia una intrinseca capacità di autoregolamentazione da parte delle democrazie, anche sul fronte dell’AI». Uno dei temi di discussione principali a un mese dalle elezioni presidenziali statunitensi. Che saranno, sotto molti versanti, uno dei banchi di prova del dominio umano delle storture e delle manipolazioni dell’AI.