Tra i protagonisti in passerella, c’è una designer in particolare che si è distinta per approccio creativo e rilevanza contemporanea: si tratta dell’ucraina Lilia Litkovska, fondatrice dell’omonimo brand, che oltre a incarnare i valori di una settimana della moda profondamente interculturale, ha veicolato un messaggio essenziale in questo preciso momento storico. La sua ultima collezione, intitolata Zhnyva – termine ucraino per il raccolto agricolo – e presentata con successo prima alla Paris Fashion Week e poi a Bucarest, è un perfetto connubio di cura sartoriale e forti valori da esprimere: ispirandosi al raccolto «letterale» della terra, le creazioni divengono infatti simbolo di un ciclo eterno di semina e raccolta, riflessione e rinnovamento, nonostante le sfide geopolitiche affrontate dalla sua terra.
«Vivo a Parigi con la mia famiglia, ma ho a cuore che il mio brand rimanga a Kiev» ha raccontato la designer, che ogni mese affronta 12 ore di viaggi, solo andata, per recarsi nella sua città e seguire da vicino la produzione. «A Natale, anziché regalare qualcosa di effimero ai miei collaboratori, ho acquistato un generatore elettrico grande quanto una stanza. È stato fondamentale per portare avanti il nostro lavoro». Guardando al futuro con ottimismo, Litkovska parla di una moda che non solo veste, ma ispira profonde considerazioni sul legame con le proprie radici, raccontato nella sua collezione da un dettaglio particolarmente commovente: dei fiori che crescono in Ucraina, tra le macerie della guerra, sono stati trasformati in collane, orecchini e cinture, a decorazione di silhouette destrutturate e capi fluidi che spezzano barriere tra femminile e maschile, passato e presente.