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Aziende, le referenze le danno i dipendenti

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La pandemia e le nuove tecnologie hanno profondamente trasformato il mercato del lavoro. Se prima era quasi sempre l’azienda a scegliere il dipendente, adesso la situazione si è in molti casi ribaltata: è il lavoratore a scegliere l’azienda. Questo vale soprattutto per le persone più qualificate, che sono poi quelle per ingaggiare le quali le imprese si danno battaglia. Per i datori di lavoro è oggi di fondamentale importanza avere “buone referenze”, cosa che prima era un’espressione usata solo per chi era alla ricerca di un impiego. In questo mutato contesto si colloca lo studioTop job – Italy’s best employers dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza (Itqf), che vuole rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che non sono disposti a lavorare per un’azienda poco attenta alle esigenze dei dipendenti.

“Con il Covid le persone hanno scoperto quanto sia importante il benessere non solo fisico, ma anche mentale – spiega Christian Bieker, direttore generale di Itqf – E il lavoro gioca un ruolo importantissimo in questo equilibrio, impiegando così tante ore della giornata di ognuno di noi e così tante energie. La più recente edizione del nostro studio Top Job vuole essere una bussola per aiutare le persone a orientarsi meglio nel mondo del lavoro, mentre per le società che sono entrate in classifica diventa un potente strumento per l’attrazione dei migliori talenti”.

La Top 20 della classifica, stilata da Itqf sulla base di oltre 20 mila giudizi, mostra come gli sforzi per offrire un ambiente di lavoro molto attraente siano trasversali a tutti i settori economici, alle diverse regioni, alle aziende italiane e alle filiali nel nostro Paese di società estere. Industria farmaceutica, industria, alimentare, settore finanziario e moda hanno almeno un loro rappresentante nella parte alta della graduatoria, che vede al primo posto Aboca: il produttore toscano di cosmetici naturali scala ben otto posizioni rispetto all’anno scorso e si aggiudica il punteggio massimo (100). Alle sue spalle si trovano la Società reale di mutua assicurazione con 98,75 punti e Coca-Cola Hbc Italia (98,41), l’imbottigliatore e distributore della nota bevanda gassata.

Ai piedi del podio c’è Olon (96,15), il produttore lombardo di ingredienti farmaceutici attivi, che dodici mesi fa aveva sbaragliato la concorrenza e che quest’anno ha comunque chiuso in quarta posizione. Fra i nomi più conosciuti che hanno ottenuto un punteggio molto alto spiccano Würth (edilizia, quinta con 94,37 punti), Enel Green Power (energia, settima con 93,76 punti), Scavolini (arredamento, nona, 92,79) e Danone (alimentare, 18ª, 90,84). Chiude la Top 20 il produttore di scarpe Tod’s, che ottiene una valutazione pari a 90,67 punti.

La meccanica svetta con 58 imprese selezionate

Le aziende finite sotto la lente dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza appartengono a 37 settori economici diversi. Pur non avendo nessuna pretesa di completezza, lo studio fornisce indicazioni utili praticamente a chiunque sia alla ricerca di un lavoro, perché tutti i principali comparti sono inclusi nello studio. Ovviamente per alcuni il dettaglio è maggiore: è questo il caso della meccanica, che non a caso è una delle industrie più importanti di tutta l’economia italiana, dove le aziende oggetto dell’indagine sono ben 59.

In questo ambito, ad avere la meglio sulla concorrenza, è la Tesmec con un punteggio di 91,08. L’azienda di Grassobbio (in provincia di Bergamo) non ha avuto vita facile nel primeggiare; subito alle sue spalle si sono infatti piazzate la Carraro (90,93) e la Valeo (90,32). Altrettanto numerose sono le aziende della distribuzione – in totale 48 – dove spicca il nome del colosso Unilever (83,34) davanti a Gallery Holding (82,84) e Amazon (82,43).

Questo dimostra come l’attenzione al benessere dei lavoratori non sia una priorità solo delle aziende più innovative, come nel caso del marketplace di Jeff Bezos, ma anche di industrie tradizionali come il proprietario del marchio Algida (fra gli altri). Il settore più attento ai propri lavoratori è però molto probabilmente quello farmaceutico, a cui appartiene il vincitore assoluto (Aboca). Delle 27 aziende presenti in classifica, ben quattro possono vantare un punteggio superiore a 90: oltre ad Aboca, ci sono infatti Olon (96,15), Istituto Ganassini di ricerche biochimiche (92,87) e Msd Italia (92,56). Questo fa sì che nelle prime dodici posizioni assolute il settore farmaceutico rappresenti un terzo del totale.

Non ottiene particolari menzioni, invece, il comparto della ristorazione, il cui punteggio medio è piuttosto contenuto. A emergere sono però Chef Express, che con 78,19 ottiene la valutazione più alta, e Milano ristorazione (77,17).

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Le realtà a controllo pubblico che emergono dalle classifiche

Nel settore privato l’attenzione al lavoratore è di più vecchia data rispetto a quanto non accada in quello pubblico. E questo non perché il datore di lavoro privato sia “migliore” di quello pubblico, ma per il semplice motivo che in un mercato dove la concorrenza è alta e il successo dipende dalla produttività e dall’innovazione, le aziende hanno tutto l’interesse a creare ambienti di lavoro che attraggano e trattengano i migliori talenti. Questo non significa però che l’idea di mettere il dipendente nelle condizioni di lavorare al meglio non si sia fatta largo anche nelle aziende pubbliche. In questo ambito sono stati fatti importanti passi in avanti, offrendo maggiore flessibilità, introducendo soluzioni di welfare e varando programmi a sostegno dei lavoratori.

I risultati degli sforzi emergono chiaramente dalla classifica di Itqf, che premia non poche aziende a controllo pubblico. Senza contare ovviamente colossi come Eni ed Enel che, pur avendo ancora lo Stato fra i propri azionisti, hanno ormai da anni imboccato la strada della privatizzazione. Nel settore “energia” compare per esempio il Gse – Gestore dei servizi elettrici – che è interamente controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanza (Mef) e che si è aggiudicato un punteggio pari a 69,72. Nella “finanza” spicca il nome di Bankitalia (82,98) che, nonostante l’azionariato privato (gli azionisti sono tutte le banche italiane), è a tutti gli effetti un ente pubblico. Nel settore informatico troviamo Sogei (75,95), anch’essa interamente controllata dal Mef. Fra le società a controllo pubblico figurano infine anche Rai (76,77), Sport e Salute (81,28) e il gruppo Fs, presente in classifica sia con la capogruppo (77,06) sia con le sue controllate Rfi (81,69) e Trenitalia (80,07).

Le valutazioni espresse nell’86% dei casi da dipendenti o ex delle aziende esaminate

Itqf ha condotto l’indagine lo scorso maggio, raccogliendo 20.363 valutazioni da 10.511 persone. Per l’86% le recensioni sono state fatte da dipendenti o ex dipendenti delle società e per il restante 14% da persone che potevano valutare l’azienda in base alle esperienze dei loro amici o conoscenti più stretti. Per garantire risultati il più significativi possibile, sono stati introdotti alcuni accorgimenti: sono stati per esempio identificati ed esclusi gli intervistati che hanno completato il sondaggio in modo insolitamente rapido (speeders) e quelli che hanno dato la stessa risposta a tutte le domande (straight-liner).

Sono state coinvolte nell’indagine 2.150 imprese italiane, che sono state valutate sottoponendo ai partecipanti 38 affermazioni, su cui l’intervistato era chiamato a dare il proprio grado di approvazione, come il clima di lavoro, lo sviluppo professionale, le prospettive di crescita, la sostenibilità e i valori aziendali. Itqf ha incluso nell’elenco delle società analizzate il maggior numero possibile di imprese di grandi dimensioni. Sulla base delle valutazioni fornite dagli intervistati, è stato calcolato un punteggio per ogni società. Sono state premiate con il sigillo di qualità 500 aziende, che hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 65. “Nonostante i test intensivi, tuttavia, non è possibile fornire alcuna garanzia di completezza”, avvertono però gli analisti di Itqf.

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