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Cricket a Monfalcone, il presidente della federazione Marabini: «Ma quale islamizzazione, questo sport è integrazione e fair play»

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Nell’aprile 2023 succede che a Monfalcone, in provincia di Gorizia, Friuli-Venezia Giulia, alcuni ragazzi minorenni originari del Bangladesh, filmati dal sistema di videosorveglianza del Comune, vengono raggiunti dalla polizia locale e sanzionati. Il tutto perché giocavano a cricket nell’area verde del parco che porta alla Rocca. A Monfalcone è vietato. La vicenda è vecchia, ma è stata riportata alla ribalta da un articolo della BBC. «Dicono che il cricket non è per l’Italia. Ma ti dico la verità: è perché siamo stranieri», dice Miah Bappy, cittadino di Monfalcone originario del Bangladesh, all’emittente britannica. 

Il divieto

Il provvedimento è stato voluto dalla ex-sindaca Anna Maria Cisint della Lega, oggi europarlamentare, come parte della sua battaglia contro l’”islamizzazione” della città. Monfalcone ha 30 mila abitanti, di cui un terzo stranieri, molti dei quali provenienti dal Bangladesh. Sono arrivati alla fine degli anni Novanta per costruire navi alla Fincantieri. Col tempo si sono sempre più stabilizzati: ristoranti bengalesi e negozi halal, veli che si mescolano ai vestiti occidentali. «C’è un processo molto forte di radicalizzazione islamica qui», dichiara Cisint alla BBC. «Una cultura in cui le donne sono trattate molto male e oppresse dagli uomini». Il cricket, secondo l’amministrazione, sarebbe parte di questa cultura

I valori del cricket

«Il cricket è uno sport, nato dagli inglesi, che ha senz’altro da insegnare in termini di valori», dice al Messaggero il presidente della Federazione Cricket Italiana Fabio Marabini: «È il papà del concetto stesso di fair play, di spirito del gioco ed è uno sport assolutamente non violento».

Da sempre identificato come un simbolo della classe dirigente inglese, la prima testimonianza certa del cricket risale alla fine del Cinquecento. Affronta un processo di regolamentazione nei club di gentiluomini come il Marylebone, che fino al 1993 è stato l’unico depositario delle regole del gioco. Nei secoli successivi si diffonde nelle colonie viaggiando con le élite politiche e militari della Corona britannica. Così raggiunge America, Asia, Africa e Oceania, dove, in molti paesi, diventa lo sport più popolare, giocato da tutti, in maniera trasversale a classi e religioni. Si diffonde nell’Ottocento anche in Italia fra i residenti britannici, che fondano club dove praticare i loro sport. Ne conserviamo ancora oggi una testimonianza nel nome ufficiale del Genoa, Cricket and Football Club.

Il presidente della Federazione Cricket Italiana Fabio Marabini

La sicurezza

La motivazione ufficiale del provvedimento del comune di Monfalcone, però, sarebbe legato alla sicurezza. Il cricket viene ritenuto uno sport pericoloso se non praticato negli appositi impianti, come il tiro con l’arco o il lancio del martello. «Ma il tipo di cricket che vogliono giocare i residenti di Monfalcone, la pratica spontanea, è come giocare a calcio con un pallone di spugna» continua Marabini. Chi gioca nei parchi pubblici usa, infatti, delle palline da tennis, al massimo rivestite di scotch, e non la classica sfera di cuoio, spago e sughero – che va lanciata contro tre paletti difesi da un battitore –  «che si usa solo quando si hanno a disposizione le protezioni adeguate».

Giocare nei giusti spazi e con la giusta attrezzatura sarebbe nell’interesse di tutti e Cisint, interrogata sulla vicenda più recentemente, ha dichiarato: «Se si vuole realizzare un impianto di questo genere, in un’area privata e nel rispetto di ogni regola di sicurezza, se lo facciano gli interessati, come è avvenuto per altri giochi del genere come il padel». C’è solo un inconveniente: il campo regolamentare da cricket è un ovale di 150 per 130 metri di raggio. «Si era provato, in passato, a trovare delle soluzioni a Monfalcone, ma per far giocare dei ragazzi va bene anche un campo da calcio dismesso», prosegue il presidente della federazione. «Io stesso nei tanti anni in cui ho praticato questo sport ho giocato in situazioni assurde e ho voluto impegnarmi a livello federale proprio perché mi premeva dare dignità a questo sport».

Il Roma Capannelle Cricket Club in campo

Sport e diversità

Sempre alla BBC, l’ex sindaca di Monfalcone ha parlato anche del giocare a cricket come un “privilegio”. Una definizione che a Marabini non piace:  «A me sembra che praticare lo sport che vogliono faccia parte dei loro diritti. Abbiamo poi un governo che tende a promuovere l’attività sportiva come motore di integrazione sociale e noi siamo particolarmente contenti visto che il 95% circa dei nostri soci è di origine asiatica». Fra questi c’è anche Kelum Perera, segretario generale della Federazione Cricket Italiana e membro del Consiglio nazionale del Coni, figlio di immigrati dallo Sri Lanka in Italia dal 1978, che dice: «Viviamo in un mondo che sta cambiando e le nuove differenze culturali possono essere una risorsa per il paese». Parlare poi di questo sport come “nazionale” del Bangladesh può essere riduttivo: «Lo è anche dell’Inghilterra, del Pakistan, dell’India, dello Sri Lanka e poi ci sono gli australiani, i neozelandesi, i sudafricani, i caraibici, gli irlandesi, gli scozzesi, olandesi, danesi e altri ancora». Uno sport globale che spesso prende le prime pagine dei quotidiani britannici.

Il segretario generale Kelum Perera

«L’ex sindaca Cisint al tempo ha avuto un approccio miope», continua il presidente della Federazione, «anche perché questa poteva essere un’opportunità di promozione del territorio e di turismo. In prospettiva futura il cricket muoverà miliardi e tra dieci anni in Italia sarà almeno allo stesso livello del rugby adesso». Già adesso il cricket è il secondo sport più seguito al mondo e la finale dei Campionati del mondo è il terzo evento sportivo più visto a livello planetario dopo le Olimpiadi e la finale dei mondiali di calcio.

Anche grazie alla crescente immigrazione dal subcontinente indiano, il cricket si sta diffondendo molto nel nostro paese e dalla Federazione parlano di “crescita vertiginosa”. «Quest’anno faremo novecento partite fra serie A, serie B, coppa italia e categorie giovanili e femminili», precisa il segretario generale Perera: «Abbiamo anche il T20», il nuovo format – fatto di partite brevi e quindi più adatto al contesto televisivo – con cui il cricket sarà presente ai Giochi olimpici di Los Angeles 2028.

Un’opportunità fantastica che il presidente Marabini è deciso a cogliere: «Sicuramente andare ai mondiali e qualificarsi per le Olimpiadi sono i nostri obiettivi più concreti. Ma vogliamo anche continuare a crescere ed essere i migliori rappresentanti possibile dell’integrazione attraverso lo sport».

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