Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura, esprime il suo orgoglio per la nomina di Manuela Cacciamani come nuovo Amministratore Delegato di Cinecittà, e la conferma di Chiara Sbarigia come Presidente, sottolineando come la loro competenza sarà fondamentale per affrontare le sfide globali del settore.
Nella giornata di ieri, contattata da THR-Roma la Senatrice Lucia Borgonzoni ci ha detto:
“Sono estremamente orgogliosa di vedere due donne e professioniste come Manuela Cacciamani e Chiara Sbarigia ai vertici di un pilastro del comparto audiovisivo italiano come Cinecittà. La loro dedizione e competenza saranno fondamentali per affrontare le sfide globali del settore, promuovendo la produzione di contenuti di alta qualità che possano riflettere la ricchezza culturale e creativa del nostro paese. L’Italia ha dimostrato, con il forte piano di investimenti per il settore e con il Tax Credit, di voler essere un palcoscenico del cinema nel mondo, e Cinecittà rappresenterà un asset fondamentale.”
The Hollywood Reporter, da sempre attento ai valori di parità di genere, diversità ed inclusione, li celebra ogni anno con l’evento “Women in Entertainment“. Women in Entertainment (WIE) è stata la prima iniziativa del suo genere. Da quasi 30 anni THR celebra le donne che concretamente aprono la strada all’equità di genere a Hollywood, esponendosi come testata, presidiando e realizzando progetti. L’evento premia dagli executive in ascesa alle star che hanno avuto la migliore annata, stabilendo record al botteghino, riempiendo gli stadi e facendo funzionare Hollywood; premia produttori, attori, cantanti, agenti, artisti, tecnici e professionisti dello spettacolo stilando ogni anno la classifica delle 100 donne più importanti nell’Entertainment USA. WIE sbarcherà presto anche in Italia, coinvolgendo tutte le professionalità del comparto. L’obiettivo è consolidare il “ponte” culturale tra i due Paesi e raggiungere gli stessi risultati di comunicazione e divulgazione culturale ottenuti dai nostri colleghi di Los Angeles, aggiungendo anche qualcosa della nostra irresistibile italianità.
Il mosaico aggiornato delle manager italiane che dirigono “end-to-end” la filiera produttiva del comparto audiovisivo
Questa è la video intervista che Raffaella De Laurentiis ci ha rilasciato all’inizio di questa settimana al rientro dall’Ischia Global Fest.
Innanzitutto, grazie per avere accettato questa intervista, Raffaella. La domanda è, quando è cambiato il ruolo della donna nell’industria cinematografica?
“Bene, molte cose sono cambiate per le donne nel cinema, perché ora ci sono molte donne che producono film. Quando io ho iniziato, ormai 50 anni fa, eravamo veramente in poche, ma io sono cresciuta in Italia con l’esempio di Marina Cicogna e Lina Wertmuller. In America le donne americane non avevano gli esempi che avevo io. Ricordo quando avevo 20 anni e vidi che Marina Cicogna faceva lo stesso lavoro di mio padre (Dino De Laurentiis nda) e mi sono detta ‘allora anche le donne possono fare questo lavoro, è una gran cosa, e questo è quello che voglio fare’. Penso che molte donne, negli ultimi 40 anni, abbiamo aperto le porte a tante altre donne nel mondo del cinema”.
Secondo te oggi ci sono più opportunità in Europa o in America per le donne?
“Non so dove ci siano maggiori opportunità, ma so che in Europa c’è un maggiore supporto da parte dei Governi, come per esempio in Francia. Se sono coinvolte più donne loro ti danno più soldi o più vantaggi fiscali. Comunque si cerca di stimolare le produzioni ad aiutare le donne. In America non ci sono aiuti governativi nei finanziamenti del cinema. Probabilmente l’Europa è un posto migliore per le donne”.
Quali sono le tue produzioni a cui sei più affezionata?
“Sono talmente tante… Amo il mio lavoro, quindi per me certe volte non è tanto il risultato quanto il percorso che fai per raggiungerlo… Ovviamente sono fiera di aver prodotto Conan il Barbaro, insieme a mio marito Buzz. È stato il primo film che abbiamo fatto insieme 43 anni fa, anche perché sono 43 anni che stiamo insieme. Poi non posso non citare la serie di Dragonheart che ho prodotto, il primo con Sean Connery… Ho amato molto il percorso su Dune, di David Lynch… io lo chiamo il Dune Originale. Nel cast c’era Sting, quando l’ho incontrato all’Ischia Global Festival mi ha detto che quel film non lo dovevo chiamare Original Dune ma Sting Dune… fu molto divertente fare “Sting’s Dune”, non avevamo gli strumenti che hanno ora, era come fare il cinema muto rispetto alla tecnologia che c’è adesso“.
Cosa suggerisci alle giovani donne che vogliono seguire il tuo esempio?
“Di non pensare che ci siano differenze tra uomini e donne per fare questo mestiere. Quel che importa è che si rendano conto che il nostro è un lavoro estremamente difficile, è una vocazione più che un lavoro, perché quando lo fai non puoi fare nient’altro. Se pensate che questa sia la vostra passione, dedicategli tutto il vostro tempo e provate. Se non vi spaventa il duro lavoro e pensate che questo sia il vostro destino, fatelo… ma vi deve piacere il percorso, vi deve entusiasmare. Se non vi diverte e non vi stimola il percorso, non fatelo”.
Un nostro amico regista e produttore spesso paragona il suo lavoro durante le riprese a metà tra quello di uno psichiatra e di un generale d’armata. Come definiresti il tuo lavoro di produttrice?
“È come organizzare una piccola nazione. Tutte quelle persone, attori, regista, i reparti della troupe, sono tutti lì e devono concentrarsi per realizzare questa cosa e devi metterli in grado di farla, fare in modo che siano tutti contenti, organizzare tutto. Per questo credo che, onestamente, le donne sono migliori produttori degli uomini… siamo più brave a organizzare le cose. C’è meno egocentrismo quando produce una donna”. Mentre negli Stati Uniti e in Europa il panorama è diverso, l’Italia si distingue per la sua situazione ad oggi unica ed originale“.
La domanda cruciale è: queste nuove protagoniste del settore sapranno consolidare le loro posizioni e guidare il futuro di questa complessa filiera?
Per THR, le parole chiavi sono “competenza” e “pragmatismo” e di certo non manca in questo nuovo scenario dominato da figure femminili provenienti da formazioni eterogenee.
L’augurio è che questa ondata di cambiamento possa portare a un’industria dell’audiovisivo ancora più ricca e innovativa.
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