Nella classifica di quest’anno l’Italia, con un punteggio di 0,703 su 1, si posiziona all’87esimo posto a livello generale, perdendo ben 8 posizioni rispetto al 2023. Ciò indica un rallentamento significativo nella riduzione del gender gap e se si fa un paragone europeo il Paese si colloca al 37esimo posto su 40, con al seguito Ungheria, Repubblica Ceca e Turchia.
Nella sezione sulla partecipazione economica, infatti, l’Italia è arrivata 111esima, peggiorando di 7 posizioni rispetto al 2023 con un punteggio di 0.608 su 1. Nello specifico, sul tasso di partecipazione alla forza lavoro persiste una differenza di -17.4% tra quella delle donne e degli uomini (40.7% vs 58.1) e la presenza femminile rimane sottorappresentata, con difficile accesso a posizioni apicali e una percentuale di 42.6% nei Consigli d’Amministrazione. Infatti, solo l’11,5% delle aziende presenta una maggioranza di donne titolari del business, mentre il 15.3% fa capo a donne.
Per quanto riguarda l’ambito dell’istruzione, invece, l’Italia si è posizionata 56esima, migliorando di 4 posizioni rispetto al 2023 con un indice di 0.996. Molti studi italiani, tra cui la ricerca Oltre le generazioni- esperienze, relazioni, lavoro di Valore D riscontrano una continua crescita nella percentuale di donne e ragazze che acquisiscono titoli di studio: infatti, nell’arco delle ultime 4 generazioni presenti nel mercato del lavoro (Baby Boomer, Gen X, Millennials e Gen Z) le donne sono sempre più formate, con esperienze all’estero e qualifiche spesso superiori alla controparte maschile.
Nell’ambito del terzo parametro preso in esame dal Global Gender Gap Index, quello della salute e sopravvivenza, l’Italia avanza di una posizione rispetto all’anno scorso, posizionandosi 94esima con un indice di 0.996.
Oltre che nel campo della partecipazione economica, la lacuna italiana rimane anche sulla partecipazione delle donne in politica. L’empowerment politico femminile, che viene misurato grazie alla presenza di donne nei ministeri e nei livelli decisionali, continua a essere cruciale per ridurre il gender gap. Con solo il 36,1% dei seggi del Senato occupati da donne, infatti, l’Italia arriva 67esima, peggiorando di 3 posizioni rispetto al 2023 con un punteggio di 0.243.
La strada verso il futuro
Al 2024 la parità di genere avanza lentamente e molti studi italiani confermano le numerose lacune che ancora caratterizzano l’Italia, separandola da tanti altri stati europei. Nonostante ciò, esistono numerose realtà che si impegnano quotidianamente per cambiare le cose: Valore D riconosce come le azioni delle imprese siano state e continuino a essere cruciali per il raggiungimento degli obiettivi a livello regionale e nazionale. Resta necessario però continuare a investire risorse in modo che la portata, la stabilità e la continuità degli interventi non rimangano insufficienti di fronte alle trasformazioni in corso.
Sono necessari grandi miglioramenti nella parità economica di genere per garantire che le donne abbiano libero accesso alle risorse, alle opportunità e alle posizioni decisionali. Infatti, l’occupazione femminile è storicamente caratterizzata da disuguaglianze nell’accesso a posizioni apicali ed è concentrata in specifici settori o in specifiche professioni (come quelle di cura e nei servizi), in lavori precari che le possono esporre a maggiore fragilità.