HomeTennisIl tennis alle Olimpiadi: l'Italia sogna una medaglia cento anni dopo

Il tennis alle Olimpiadi: l’Italia sogna una medaglia cento anni dopo

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Prendersi e lasciarsi, ma senza mai dirsi addio. La storia del tennis olimpico è vissuta a intermittenza, tra grandi ambiguità e molto fragili certezze, comprese quelle espresse da De Coubertin, che fecero da collante ai primi Giochi, per poi disintegrarsi con il mutare dei tempi. Ricco significa dilettante, pensava il barone a cinque cerchi, e dal suo punto di vista di uomo nato tra gli agi della propria casta, e nella presunta purezza dei comportamenti e dei valori, la regola una sua logica ce l’aveva. Che senso ha guadagnare con lo sport se sei già perdutamente, incomprensibilmente, maledettamente ricco? Ma il mondo è bello perché vario, e di volta in volta si sono impegnati in molti a fare carta straccia della regola principale dei Giochi del barone. Così, il tennis entra compiutamente nei Giochi solo quando lo scontro fra falsi dilettanti e veri professionisti risulta ormai sedato e l’amministrazione tennistica ha assunto un’inquadratura definitiva, comprensiva di potentati economici e organizzativi (Atp, Wta e Federazione Internazionale, i poli che si spartiscono il tennis) con i quali poter instaurare un dialogo. Superate le prove “dimostrative” a Los Angeles 1984 (dove Paolo Canè fu medaglia di bronzo) il tennis riparte in pompa magna da Seul 1988 trovando subito un’occasione di grandeur.