Isabel Marant torna in Italia per la prima volta post Covid. Un mercato importante per il marchio dell’omonima designer che nel paese conta tre monomarca a Milano, Firenze e Roma oltre a una strutturata rete distributiva multibrand.
L’Italia pesa infatti per circa il 10% sul giro d’affari, stimato intorno ai 250 milioni di euro, della casa di moda controllata con una quota del 51% dal fondo Montefiore.
Occasione è l’inaugurazione del pop-up di Bellagio, aperto insieme al luxury retailer Tessabit nei giorni scorsi e live fino al mese di ottobre. Lo spazio di 40 metri quadrati accoglie la collezione Riviera arricchita da due prodotti creati ad hoc, ovvero una borsa a cestino e una T-shirt.
«Lavoriamo con Isabel da tantissimi anni e cercavamo da tempo una formula per sviluppare ulteriormente questa partnership», ha spiegato a MFF Andrea Molteni, ceo di Tessabit. «In questi anni siamo impegnati nel facilitare progetti di valore commerciale e di comunicazione con i partner per dare una spinta evolutiva al nostro retail sul lago di Como che conta circa 150 vetrine per 20 punti vendita. Abbiamo creato così una sorta di network che possiamo personalizzare a seconda delle esigenze. In particolare, a Bellagio c’è un grandissimo afflusso di turisti e c’è stato un aumento delle richieste speciali». Come lo è la doppia vetrina sulla passeggiata lacustre dove i clienti internazionali potranno fare un tuffo nell’universo della designer che ha raccontato i suoi progetti a MFF.
Non viene in Italia da molto tempo, dal 2018 quando inaugurò lo store di Milano…
È vero, nell’ultimo periodo non abbiamo viaggiato molto, c’è parecchio lavoro da fare a Parigi. Altre persone viaggiano per noi e sono davvero gelosa di loro perché, quando tornano, mi raccontano le esperienze che hanno fatto.
Cosa rappresenta l’Italia per lei?
Fellini, La Dolce vita, il cinema italiano… Quando vieni qui, ti senti come in un film. A Venezia, a Firenze, a Roma c’è un Italian vibe, uno charm tipico. Credo che l’Italia sia rimasto un paese molto autentico, con un forte heritage.
Come è nato il progetto di questo opening?
Lavoriamo con Tessabit da diverso tempo. Mi hanno proposto di fare questo pop-up e abbiamo pensato che fosse una bella opportunità di visibilità per il marchio, calza a pennello con lo spirito del brand, in particolare per quella che chiamiamo Riviera collection che si sposa con il mood di questo luogo.
Nel 2024 il marchio compie 30 anni. È un bel traguardo…
Sì ma non ci piace fare celebrazioni. Però è magico essere ancora qui.
Come è evoluto il suo lavoro in questo periodo? E il mondo della moda?
Personalmente, mi sono focalizzata sempre di più su quello che faccio, ho velocizzato il mio modo di operare. La moda, del resto, è cambiata parecchio dal mio inizio. Non c’era questa fretta di produrre e presentare le collezioni sui social media. Ora c’è un’industry legata alle immagini che deve essere costantemente nutrita.
Per chi lavora nel settore, una collezione sembra vecchia dopo poco tempo…
È il motivo per cui cerchiamo di mantenerci autentici e fedeli al nostro Dna. Ogni sei mesi, per lo show, devi essere al top. E per i piccoli marchi è difficile sopravvivere con tutti questi grandi gruppi.
Ma lei ha un’immagine molto definite che l’aiuta…
Riusciamo a veicolare un’energia abbastanza unica nel mondo della moda perché siamo liberi, possiamo mantenere la nostra identità senza compromessi. Il nostro marchio è abbastanza accessibile, down to earth. Mi piace considerarlo come un “high level sporty brand”.
È anche una regina del boho chic. Come vede il ritorno di questo trend sulle passerelle?
Non è mai passato di moda, ci sono sempre state persone che lo hanno amato. A volte mi dico che è troppo facile per noi fare questo look bohémien ma è quello che amiamo.
Preferisce disegnare accessori o abbigliamento?
Mi piace tantissimo disegnare calzature da donna, mentre non sono per nulla una “bag person”. Sono le scarpe, dal mio punto di vista, che danno un vero twist al look.
C’è qualche altra categoria di prodotto che vorrebbe esplorare in futuro prossimo?
Il prossimo step che mi piacerebbe sviluppare sono i profumi, ne abbiamo parlato ma al momento non siamo ancora pronti. È una partnership da mettere in piedi e non ci sono molte realtà che mi convincono.
Lei parlava di indipendenza del vostro brand. Come è stato lavorare in questi anni con Montefiore?
Con loro il piano è stato da subito quello di espandere il marchio a livello internazionale. Sono una self made woman che ha creato da sola la società e l’ha gestita per circa 20 anni ma ci voleva qualcuno alle spalle per passare allo step successivo. E ne siamo stati molto contenti perché Montefiore ha molto rispetto per quello che facciamo, nessuno ha mai interferito sul design e sulla creatività.
Cosa vede nel futuro del brand?
Il prossimo fashion show, viviamo sempre nel futuro. Inoltre vogliamo lavorare sempre di più sulla comunicazione e sull’immagine.
La ceo di Isabel Marant Anouck Duranteau-Loeper: «Con Montefiore abbiamo più che raddoppiato il business. Attualmente non siamo sul mercato»
«Non siamo in una fase di open process sul mercato. Cresciamo bene e abbiamo tanti piani per il futuro». Anouck Duranteau-Loeper, ceo di Isabel Marant, ha spiegato a MFF i piani di sviluppo del marchio.
Quanto è importante l’Italia?
Molto per diverse ragioni. In primo luogo perché produciamo qui e qui acquistiamo i migliori tessuti. Inoltre è fondamentale dal punto di vista del business sia retail sia wholesale. Abbiamo grandi partner come Tessabit, Luisaviaroma, Rinascente… E abbiamo tre negozi a Milano, Roma e Firenze che performano bene sia con consumatori locali sia con turisti.
Avete in vista altre aperture?
Ci guardiamo sempre intorno ma non abbiamo nessuna fretta. Saranno piuttosto pop-up store estivi o invernali.
Nel ranking dei paesi per business come si colloca l’Italia?
Il primo mercato sono gli Stati uniti, seguiti dalla Francia. Italia e Germania arrivano subito dopo. In Italia è molto forte la rete wholesale che rende il mercato grande in termini di volumi.
Qual è il giro d’affari?
Si aggira intorno ai 250 milioni di euro per il 2023 e dovrebbe rimanere intorno a questa cifra nel 2024. Quest’anno è molto altalenante, ci sono mercati, come gli Usa, che fanno bene e altri difficili come l’Asia. È dura facile previsioni.
Quanti negozi avete?
Sono 85 nel mondo.
Questo grazie a Montefiore?
Grazie a loro abbiamo più che raddoppiato il business e siamo passati da dieci a 85 punti vendita. Ora abbiamo una buona base retail per costruire il nostro futuro.
Sono circolati dei rumors relativi a un possibile ritorno sul mercato con disinvestimento di Montefiore. Come li commenta?
Un private equity per definizione guarderà a delle opportunità a un certo punto. Al momento non siamo in una fase di open process perché non è il momento giusto a livello macroeconomico. Le performance sono buone e non hanno nessuna fretta di chiudere un deal.
State programmando brand extension?
Non stiamo cercando nulla al momento. Cinque anni fa abbiamo lanciato il menswear, le borse e dato una spinta allo sviluppo retail. Ora è un momento di consolidamento. (riproduzione riservata)