Un mese prima di Wimbledon, Jasmine Paolini aveva raggiunto anche la finale del Roland Garros, un’impresa in cui in precedenza riuscì una certa Serena Williams. E non vi è alcun dubbio che il 2024 per la Paolini sia un anno speciale, indimenticabile, anche se sull’erba londinese non è arrivata la coppa. Se al Roland Garros è stata una sorpresa, a Wimbledon Jasmine è diventata una certezza. Sotto la guida di Renzo Furlan, la tennista italiana – cresciuta tra Bagni di Lucca, in Toscana, e Łódź (città d’origine di sua mamma Jacqueline, che è metà polacca e metà ghanese) – ha dimostrato al mondo intero il suo valore, non solo come tennista capace di entrare nella top 10 mondiale (attualmente 7ª nel ranking mondale WTA ma da lunedì 15 luglio sarà con ogni probabilità 5ª), ma come donna coraggiosa che non si arrende mai davanti a nessuno ostacolo. D’altra parte, si sa, lo sport (e in questo caso il tennis) è come la vita. E la partita, ogni giorno, bisogna giocarla come fa lei, Jasmine Paolini.
Subito dopo la finale di Londra abbiamo raggiunto Jasmine Paolini, che avevamo contattato precedentemente a Eastburn, dove l’atleta nata a Castelnuovo di Garfagnana si trovava per disputare il torneo che ha giocato subito dopo l’altra storica finale raggiunta al Roland Garros, a Parigi, la capitale che presto raggiungerà per le Olimpiadi 2024.
Jasmine, che ricordi avrai di questa finale?
Avrò tanti ricordi, purtroppo il primo che mi viene in mente è che purtroppo l’ho persa. Però se mi fermo a riflettere mi porterò sempre dentro l’emozione di giocare nel campo centrale, con un pubblico così tanto caloroso.
Il pubblico ti ha amato!
Sì, ed è stato davvero pazzesco giocare una partita del genere, una finale così importante, con tutti gli spalti pieni. La sfida è stata dura, ho perso, ma devo cercare di vedere la cosa positiva. Arrivare a giocare un match così importante è stato qualcosa di positivo, indubbiamente.