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La conferenza stampa di Spalletti e Gravina: «Il ct resta. Progetto pluriennale ma ieri passo indietro». Luciano: «Ringiovanirò il gruppo, molti non se la sentivano di tirare i rigori»

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Spalletti e Gravina: «Un passo indietro inaccettabile. Cambieremo»

(Paolo Tomaselli, inviato a Iserlhon) Il dispiacere. La delusione. I tentativi di analizzare un risultato negativo e il modo in cui è maturato con la totale «mancanza di reazione» ai gol della Svizzera. La conferenza stampa di fine Europeo del presidente Gravina e del c.t. Spalletti dura un’ora abbondante, fra retroscena sulla spedizione in Germania e certezze sul futuro. La prima: «Impossibile risolvere un momento di difficoltà abbandonando un progetto pluriennale dopo otto mesi di attività del tecnico, che resta centrale. Fra 60 giorni si torna in campo e non possiamo pensare che nel frattempo fioriscano da noi i Ronaldo, Mbappé o Messi» dice il numero uno della Federcalcio.

Spalletti quindi resta, per la missione Mondiale «che sarebbe un disastro inimmaginabile fallire ancora». E resta fino a fine mandato anche lo stesso Gravina: «Dobbiamo avere un grande senso di responsabilità. Non esiste che qualcuno possa pretendere le dimissioni dall’esterno, vale per la politica e per chiunque. Le critiche che accettiamo sono solo quelle costruttive. C’è da cambiare qualcosa? Certamente sì, anche in termini di approccio. Ci saranno riflessioni profonde, abbiamo iniziato a confrontarci con il c.t. e dobbiamo crescere tutti: il grande punto è la valorizzazione dei giovani, perché siamo tra i migliori al mondo fino all’under 20».

Spalletti non si tira indietro, ma ha voglia di guardare avanti: «Per quello che si è visto, qualcosa ho sbagliato. Ho tentato di ringiovanire la squadra e siccome rimango qui, in futuro lo farò ancora di più. È chiaro che non si è visto il miglior Spalletti possibile, se no sarei qui a fare discorsi diversi. Mi è stato attribuito di aver alzato troppo i toni, con l’uso di miti da seguire, però è un po’ stata tutta la mia vita: ci vogliono sempre esempi da seguire. In questo breve percorsi siamo stati bravi fino a un certo punto, ma non siamo riusciti a crescere: con la Svizzera si è fatto un passo indietro importante che non si può accettare, perché siamo tornati a zero e non ho avuto le risposte che cercavo. Ma si riparte da lì, penso di sapere cosa fare e come tentare di metterlo in pratica».

Il c.t. è provato, non si aspettava una prestazione del genere, non ne aveva avuto il minimo sentore. «Ma – rivela – quando abbiamo chiesto chi se la sarebbe sentita di tirare gli eventuali calci di rigore, alcuni hanno alzato la mano, altri no. La notte più complicata? No, la mia vita è stata tutta complicata, anche nelle vittorie. Mi sono fatto migliaia di amici, che mi hanno supportato. Ma la telefonata di mia figlia Matilde che mi ha detto “ti voglio bene” supera tutto”.
Resta da capire se l’intesa fra squadra e c.t. sia mai nata, perché il divario tra le richieste del tecnico e quanto visto in campo va molto al di là del valore dei giocatori italiani: «Mi sono sempre confrontato coi giocatori, non ho visto criticità nel rapporto, ma ci penserò. Abbiamo fatto troppo poco e io devo fare qualcosa di diverso nelle mie scelte. Non dite però che la squadra era triste, l’umore al di dentro era perfetto, correttissimo. Ho sempre detto che stava nascendo un gruppo solido: non era una bugia. Le differenze fra il c.t. e l’allenatore di club? Sono oggettive, ma questo vestito da c.t. mi sta benissimo. Devo fare in fretta a completare il percorso e a imparare cose nuove». La prima lezione non verrà scordata tanto facilmente.

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