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La qualità top della vendemmia 2024 aiuterà le azioni del settore vino?

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  • Masi Agricola (MASI), 

  • Italian Wine Brands (IWB)

  • Compagnia dei Caraibi (TIME))

  • In arrivo un vino italiano di alta qualità

    Che la vendemmia 2024 in Italia meriti un “buy” in termini di qualità lo dimostrano i primi commenti su come sta andando il lavoro in vigna e sulla qualità dell’uva fin qui raccolta.

    Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, concentrato sul Pinot Nero, pur attendendo rese in calo anche a causa di un clima particolarmente piovoso durante la primavera e l’inizio dell’estate, ha fatto sapere tramite la presidente Francesca Seralvo che “le complessità climatiche vengono ripagate da prospettive di eccellenza”. Ha parlato di “vino ottimo” anche Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti. “I vigneti hanno dovuto fare i conti nei mesi scorsi con la peronospora. Il fungo per fortuna però non intacca la qualità dell’uva, quindi neppure quella del vino, che infatti si annuncia eccellente”. Il Consorzio di tutela DOC Delle Venezie sta registrando volumi disomogenei a seconda delle aree distribuite tra Veneto, Friuli e Trentino, ma come ha evidenziato il direttore Stefano Sequino, “in tutto l’areale riscontriamo soddisfazione rispetto al livello qualitativo delle uve Pinot Grigio raggiunto”.

    I vertici del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana guidato dal presidente Francesco Mazzei hanno in particolare sottolineato che l'”alta qualità attesa” è riconducibile anche alle precauzioni di ordine agronomico adottate dai viticoltori, che si sono avvalsi del supporto offerto dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale. Tra i primi ad anticipare la vendemmia in Italia è stato il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, che fin dall’inizio, come confermato da Giuseppe Figlioli, componente del cda della Doc Sicilia, ha potuto affermare che “la qualità delle uve è eccellente e la salute fitosanitaria è ottimale”.

    Il marchio Mediobanca sull’ottimismo sul mercato 

    Certo, il potenziale impatto positivo della qualità dell’annata 2024 sui titoli quotati con attività legate al mondo wine potrebbe non essere immediato. Ora che le bottiglie più pregiate saranno pronte a entrare sul mercato ci vorrà tempo, ovviamente anche anni. Ma il fatto che sia ormai una certezza che la vendemmia di quest’anno sia nel segno dell’eccellenza e dell’alta qualità contribuisce di fondo a portare un sentore di ottimismo sul settore.

    Tanto più che le aspettative sul settore vino sono state affinate tramite un report diffuso a giugno, con etichetta Mediobanca, dedicato al settore dei vini in Italia da cui travasava un deciso ottimismo. Il report, basato su uno studio condotto su 253 società italiane, metteva in luce per il 2024, una crescita complessiva delle vendite pari al 2,6% e dell’export pari al 3%. A livello di segmento, la crescita dei ricavi sui vini mossi è vista al +3,7%, con export pari al +6,8%. Per i vini fermi, le attese sono del +2,3% complessivo, con esportazioni al +2,2%.

    Campari brinda con gli sparkling wines

    A Piazza Affari l’unico titolo a grande capitalizzazione ad avere attività significative nel settore wine è Campari, anche se come noto il business principale è legato agli spirits più che ai vini. In effetti, le attività sono strutturate in tre linee di business composte da oltre 50 marchi, tra spirit, soft drink e, appunto, wine, che si estendono fra brand a priorità globale, regionale e locale.

    I risultati del primo semestre 2024 diffusi lo scorso 30 luglio consentono un aggiornamento sulla suddivisione dei ricavi per aree, permettendo di dare una valutazione al peso all’interno di Campari delle voci wine. I brand “a priorità globale” rappresentano il maggiore focus di Campari Group, con un peso del 68% sulle vendite totali del gruppo e con vendite in crescita del 5,9% nei primi sei mesi dell’anno. In questo gruppo sono compresi nomi noti a livello internazionale come Aperol (vendite in crescita del +4,7% su base annua), Campari (+9%), Espolon (+22%) e Grand Marnier (+13%), Wild Turkey (-1%), Skyy Vodka (-12%) e l’ultimo arrivato Courvoisier. Tuttavia, è l’area dei brand “a priorità regionale” a vedere la presenza maggiore dei prodotti enologici.

    Quest’area vede ad esempio la presenza del segmento “Sparkling wines, Champagne & Vermouth” che include tra gli altri nomi come Cinzano sparkling wines, Cinzano vermouth, Lallier Champagne, Riccadonna e Mondoro. Stando sempre ai dati dell’ultima semestrale, l’area brand “a priorità regionale” copre circa il 17% delle vendite totali del gruppo e ha visto una diminuzione dei ricavi del 3,4% nel semestre. Nel dettaglio, il buon andamento di Cinzano spumante, Lallier Champagne, Mondoro, Aperol Spritz ready-to-enjoy, Averna e delle specialità francesi è stato compensato dal rallentamento di Magnum Tonic Wine e The GlenGrant.

    Metriche chiave di Morningstar per Campari

     

    Analyst: Verushka Shetty

    La pubblicazione della semestrale è stata accolta negativamente a caldo dal mercato. In parallelo diversi uffici studi hanno aggiornato le proprie analisi sul titolo. Secondo il consensus di Pitchbook tra 21 analisti, il target price si colloca a 10 euro. 

    Gli analisti di Morningstar indicano una stima del fair value a 9 euro, ma in un recente report del 16 agosto, Verushka Shetty, afferma: “In uno scenario in cui la crescita organica rimane a due cifre – un risultato probabilmente raggiungibile grazie al miglioramento del portafoglio e al continuo successo di Aperol – riteniamo che sia possibile ottenere un margine Ebit del 25%. In queste condizioni potremmo valutare Campari a 12 euro per azione”.

    Tra chi ha fatto cambiamenti nelle proprie valutazioni c’è Equita Sim che con la discesa delle quotazioni ha alzato la raccomandazione da “hold” a “buy”, con prezzo obiettivo limato del 4% a 10 euro. “Dopo la debole performance da inizio anno – hanno scritto a inizio agosto gli analisti -, con ora più visibilità sulla buona partenza del terzo trimestre, la revisione di guidance alle spalle e aspettative su Courvoisier più caute, il profilo rischio/rendimento ci sembra più bilanciato. Campari rimane una storia di qualità che sta sovraperformando il resto del settore, con momentum atteso in miglioramento”.

    Masi Agricola, l’Amarone di Piazza Affari

    Tra i titoli quotati agganciati all’andamento della vendemmia spicca Masi Agricola, azienda vitivinicola radicata in Valpolicella Classica che produce e distribuisce vini di pregio ancorati ai valori del territorio delle Venezie.

    Masi è oggi uno dei produttori italiani di vini pregiati più conosciuti al mondo, essendo presente in circa 140 Paesi, e realizza fuori dai confini italiani circa il 72% del fatturato complessivo. Il titolo quota sostanzialmente sui valori di un anno fa, evidenziando una capitalizzazione intorno ai 145 milioni di euro. I dati del primo semestre di quello che è uno dei leader italiani nella produzione e distribuzione di vini pregiati, mostrano ricavi pari a 30,2 milioni di euro, in calo dell’8,8% su base annua.

    Il management ha tenuto a sottolineare che nel semestre il trend del fatturato è progressivamente migliorato, con una riduzione nella contrazione dei ricavi che passa da -15,7% alla fine di marzo a -8,8% alla fine di giugno. Ha anche evidenziato che il terzo trimestre 2024 si è aperto con ordini in aumento, riducendo ulteriormente il calo rispetto all’esercizio precedente, legato all’inflazione. “Abbiamo visto attenuarsi – ha detto Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, a proposito del primo semestre -, l’effetto destock che ha fortemente penalizzato i ricavi sia nostri che di tutto il settore vinicolo fin dall’anno scorso. Permane però un generalizzato rallentamento dei consumi di vini premium un po’ in tutti i mercati. Per quanto ci riguarda abbiamo investito ancora nell’innovazione di prodotto, arricchendo il portfolio anche quest’anno, con un focus particolare sugli spumanti e sui rosé”.

    A proposito degli ultimi dati trimestrali, gli analisti di Equita sottolineato che il fatturato nel secondo trimestre ha messo a segno un significativo recupero ma Ebitda e generazione di cassa risultano ancora deboli. Alla luce del debole secondo trimestre dell’anno hanno quindi ridotto le stime per l’intero anno, pur continuando a incorporare un miglioramento del business nel secondo semestre, grazie ad un confronto più facile e supportati anche dalla buona partenza del terzo trimestre. Hanno rivisto il target price a 2,9 euro da 3,2 euro confermando il giudizio “hold”.

    In arrivo una semestrale forte per Italian Wine Brands

    Con una capitalizzazione di poco superiore ai 200 milioni di euro e una performance del titolo di circa il 9% negli ultimi 12 mesi, a cui si aggiunge per i suoi azionisti un rendimento del dividendo superiore al 2%, Italian Wine Brands sta affrontando il 2024 con ottimismo. La società, che si presenta come il più grande gruppo vinicolo privato italiano, produce vini di qualità e li distribuisce su scala globale, comunicherà i risultati del primo semestre 2024 il prossimo 13 settembre.

    Ad avere aspettative positive sui numeri in arrivo sono gli analisti di Equita: “Ci aspettiamo un primo semestre molto positivo a livello di margini e generazione di cassa sulla scia del già forte secondo semestre 2023, e a supporto della visibilità sulle nostre stime per l’intero 2024”. Gli esperti si aspettano che IWB riporti un fatturato di 194 milioni di euro in calo del 2% su base annua. Il rallentamento è coerente con un mercato del vino in peggioramento nel secondo trimestre.

    “D’altra parte, – entrano nel dettaglio gli esperti – ci aspettiamo un buon risultato a livello di marginalità con un Ebitda a 21 milioni di euro (+22% su base annua) e margini al 10,9% (+210 punti base su base annua), come risultato di un migliore mix di prodotto (razionalizzazione di portafoglio con focus su vini premium rispetto a Private Labels), un price-cost spread positivo, grazie ai cali degli input produttivi, e ai primi benefici delle iniziative di efficientamento (come minore costi dell’energia grazie al nuovo impianto fotovoltaico avviato lo scorso autunno, risparmi su corporate costs grazie alla riorganizzazione aziendale operativa da gennaio)”. Gli analisti hanno quindi confermato il rating “buy” con prezzo obiettivo a 27,1 euro, giudicando i multipli a valutazioni attraenti in considerazione delle iniziative a supporto della marginalità, l’ottima generazione di cassa e la potenzialità di M&A. 

    Compagnia dei Caraibi in cerca della rotta giusta

    Compagnia dei Caraibi, società che opera principalmente nel settore del commercio all’ingrosso di bevande alcoliche, distribuendo e promuovendo una gamma di marchi di alcolici e vini provenienti da diverse regioni, entra nel periodo della vendemmia 2024 con una capitalizzazione intorno ai 12 milioni di euro dopo un ampio trend ribassista delle quotazioni, sotto del 70% rispetto ai valori di un anno fa.

    La società a metà luglio ha diffuso i dati preliminari del primo semestre 2024, che saranno poi comunicati in forma definitiva il prossimo 26 settembre. Nel primo semestre 2024 sono stati registrati ricavi consolidati nel range 26,7-27,1 milioni di euro, in crescita del 2,7-3,1% rispetto ai primi sei mesi del 2023. Dal lato patrimoniale, la posizione finanziaria netta al 30 giugno 2024 risulta negativa in un range compreso tra 9,4 e 9,7 milioni.

    A seguito di questi dati in linea con le proprie previsioni, a fine luglio gli analisti di KT&Partners hanno confermato su Compagnia dei Caraibi la raccomandazione “hold” e il fair value a 1,2 euro. Prevedono ricavi totali pari a 55,6 milioni nell’esercizio 2024 (+5,3% anno su anno), attendendosi che la conclusione della distribuzione dei marchi Brown Forman (circa il 45% dei ricavi del 2023) sarà parzialmente compensata dall’aggiunta di nuovi marchi al portafoglio di distribuzione. I ricavi totali dovrebbero raggiungere i 49,0 milioni nel 2027. Se non altro, in parallelo i margini lordi sono attesi salire al 47,0% nel 2027, con l’uscita dalla distribuzione dei marchi BF (che hanno commissioni di distribuzione inferiori) e con l’espansione su brand proprietari caratterizzati da margini più elevati.

    Tra le iniziative più recenti, Compagnia dei Caraibi ha presentato “WINE IS”, il nuovo catalogo di Elemento Indigeno (progetto presentato a dicembre 2020), che coinvolge sul tema del pregiudizio e che raggruppa vini selvaggi, non convenzionali e celebra la diversità e le molteplici sfaccettature che arricchiscono il mondo del vino e delle sue contaminazioni. 

    Anche IEG attiva nel beverage in Piazza Affari

    Oltre ai titoli direttamente collegati al business del vino italiano, esistono alcuni nomi in Borsa Italiana il cui business offre contaminazioni col modo beverage. Un esempio è Italian Exhibition Group (IEG), specializzata nell’organizzazione di eventi nel settore fieristico, che mostra un rialzo di oltre il 120% nell’ultimo anno portando la capitalizzazione intorno ai 185 milioni di euro. IEG è focalizzata nell’organizzazione di eventi in cinque categorie, di cui una è appunto “Cibo e Bevande”. Fa parte di questa categoria di eventi la 10ma edizione di Beer&Food Attraction – The Eating Out Experience Show, che si terrà nella Fiera di Rimini dal 16 al 18 febbraio 2025 in contemporanea alla 7ª edizione di BBTech expo, il Salone per le tecnologie di processo e confezionamento, le materie prime e gli accessori per birre e bevande.

    Accanto alla più completa offerta del mondo beverage, cresce lo spazio Mixology, con il lancio Mixology Village e soprattutto con l’introduzione di nuove categorie come gli sparkling wine con l’area Sparkling&Mix. Si tratta di uno spazio espositivo in cui emergeranno gli sparkling wine per il mondo cocktail. Il progetto Beverage, inoltre, diventerà ancora più ricco, andando a intercettare le categorie più in voga del comparto, come i prodotti anche Low Alcol che attraggono sempre più i Millennials e la Generazione Z.

    A inizio agosto, a seguito della pubblicazione di una trimestrale molto positiva da parte di IEG, diversi analisti come quelli di Equita, Intermonte e Tp Icap hanno rivisto in meglio le stime e i target sulla società.

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