L’amichevole del Dall’Ara ha dato poche indicazioni effettive sul momento degli azzurri
Obbligato a tornare alla difesa a quattro per via degli infortuni di Acerbi e Scalvini, e costretto a rinunciare a Barella, non al meglio, e a Scamacca, arrivato solo ieri in ritiro, Luciano Spalletti ha effettuato un classico test match contro la Turchia cercando alcune soluzioni alternative. E, almeno per il momento, la sua Italia non sembra averle trovato con Retegui in posizione di centravanti che si è sbracciato ma non è riuscito mai a incidere. Nella ripresa il centravanti nato in Argentina aveva provato a sbloccare il risultato con una sforbiciata, ma la coordinazione non si era abbinata al gesto acrobatico.
Con il ‘padrone di casa’ Orsolini che nel primo tempo non è mai riuscito a illuminare la scena del suo Dall’Ara, l’Italia ha dimostrato di non riuscire a trovare facilmente guizzi nella tre quarti avversaria, dove Chiesa è sembrato avere solo due marce, vuoi forse per un graduale approccio all’Europeo che inizierà tra 11 giorni per gli azzurri. E così, con una mediana formata da Jorginho e Cristante, uno dei più attivi, gli azzurri non sono mai sembrati davvero in controllo, anche perché Vincenzo Montella ha saputo ben chiudere gli spazi, con un Calhanoglu oggi più dedito al sacrificio che a fare il costruttore.
A fine del primo tempo, era proprio il centrocampista della Roma a dare l’unico sussulto di rilievo, prendendo il palo con un colpo di testa su corner dalla destra. E il fatto che l’unica occasione fosse arrivata su palla inattiva, faceva capire tutto. Gli ingressi di Zaccagni per Chiesa e di Cambiaso per Orsolini non sortivano particolare effetto, mentre l’uscita di Jorginho per Fagioli, al rientro dopo la lunga squalifica, era un tentativo di poter dare più dinamismo alla mediana.
Tipico test match prima di un grande evento, l’incontro scivolava via all’insegna di una mediocrità strisciante, senza neanche uno spunto di un Yildiz che ha giocato per tutta la partita senza però mai realizzare una di quelle accelerazioni che lo hanno reso temibile quest’anno in Serie A. Neanche l’ingresso al 68esimo di Frattesi e Raspadori cambiava le carte in tavola, con i due ex Sassuolo che si dividevano il compito di inserirsi in area avversaria. Ma la mancanza di un punto di riferimento in attacco si faceva sentire. A cinque minuti dalla fine si registrava l’unico boato del pubblico dopo l’ingresso di Calafiori, idolo locale, per Dimarco. Il risultato finale era uno 0-0 ce dà pochi indizi su entrambe le squadre. Domenica, contro la Bosnia, il direttore d’orchestra Spalletti dovrà subito cambiare musica.