Quando c’è da vincere, vincono. Tremendi Panthers Parma, la squadra raccontata da John Grisham in un intramontabile best seller socio-sportivo, non finisce di stupire. Arriva il settimo scudetto di una storia felicissima, il secondo Italian Bowl consecutivo. Sempre a spese dei Guelfi Firenze, autori comunque di un bel campionato ma surclassati ben al di là del punteggio nell’atto finale disputato a Ravenna.
Non c’è stata storia sin dall’inizio e Parma ha raggiunto un vantaggio di 38-0 prima di limitarsi a controllare una gara già stravinta. Sono stati nettamente superiori in attacco e in difesa. Come gruppo e come singoli (tra gli americani non c’è stata gara), negli schemi e nelle strategie, come disciplina e nelle penalità. E dire che non erano i favoriti a inizio campionato e tantomeno nell’atto conclusivo.
Ma questa capacità di dare il massimo, il meglio, quando non si può sbagliare è un talento innato di questa scuola di football americano in Italia. Chapeau…
Gli Usa Parnell (inarrestabile nelle corse) e Patterson (il qb) indirizzano rapidamente la gara, aperta da un td del veterano Finadri. Da lì in poi, un dominio. E’ Patterson a siglare il 14-0, poi arriva l’intercetto di Alemanno che sprinta in touchdown e, ancora, un field goal e un td di Zatti. Il primo tempo si chiude 31-0.
I Guelfi appaiono impotenti. I Panthers troppo superiori. E a confermare tutto questo a inizio secondo tempo arriva il definitivo colpo del ko per i toscani: Parnell e Minniti entrano come la lama nel burro nella difesa dei Guelfi, le corse dei parmigiani producono yard su yard e il primo sigla un altro td. Siamo 38 a 0 e da lì in poi si giocherà solo per onorare lo sport e il campo.
Bravo comunque il qb fiorentino, Fimiani, a lottare sino all’ultimo secondo come se il match fosse ancora in equilibrio: si deve alla sua leadership se alla fine il punteggio dira 38-26, uno score onorevole nonostante tutto.
Bravi tutti in casa Panthers. Poco da salvare in quella degli avversari. A parte un fantastico ritorno di Casati.
Passano gli anni, cambiano gli uomini, ma Parma è sempre lì, pronta a dire la sua sino alla fine e a vincere, anche contro pronostico. Il capolavoro delle Pantere è stato aver superato in trasferta i quotatissimi Skorpions Varese guidati da un qb ex Nfl lasciandoli a sette punti…Il penultimo capitolo del loro settimo scudetto.
Interessante come sempre parlare con il loro presidente, Ugo Bonvicini, l’uomo che più di ogni altro incarna lo spirito vincente di questo team che ha l’incredibile capacità di trovare sempre la soluzione perfetta rispetto agli avversari: “Abbiamo dimostrato di avere davvero la capacità di cambiare in difesa a seconda di chi incontriamo. Con i Frogs bisognava fermare il wr e contenere il qb dual; contro Varese mettere tutta la pressione possibile a un qb che non sarebbe scappato. E anche il nostro attacco trova sempre le soluzioni giuste rispetto alle differenti difese da affrontare. Con Firenze l’attacco dove fare ball control e la difesa bloccare le corse del loro qb. Sapevamo che la loro o-line è molto forte sulle corse ma molto di meno sui lanci ed essere andati in breve sul 14-0 e averli costretti a lanciare è stato il momentum: è arrivato l’intercetto riportato in td e da lì è stata in discesa…”.
Ma c’è un segreto dietro questa perfetta alchimia. Ugo ci pensa un po’, poi dice: “Credo sia anche un buon allineamento degli astri: devi arrivare alla finale senza infortuni; devi non aver spremuto tutti prima; devi avere 3 Usa forti e che vanno d’accordo tra loro; devi avere un coaching staff (che poi sono amici ed ex giocatori) che tutto sommato vadano d’accordo (cosa non banale); e devi avere un head coach che metta assieme tutto questo…ma un momento…ecco un segreto che nessuno sa: Minniti è di Portland e ha suggerito e portato qui Parnell. Quello che prima non sapevamo è che il qb Patterson è anche lui di Portland e giocava in high school con…Parnell. E il quarto Usa Alfieri che ha sostituito in qualche match Minniti è anche lui di Portland, tra l’altro suo fratello andava a scuola con la sorella di Minniti. E il coach Eagle che è venuto ad aiutarci fino alla settimana scorsa è di…Portland ed aveva già allenato con tutti loro. Insomma, una bella coincidenza no? Jung le chiamava sincronicità”.
Parma-Portland, è la connection del settimo tricolore.