Proviamo a dirlo con i numeri, e vediamo se riusciamo a crederci: al Roland Garros l’Italia è in semifinale in tutti i quattro tabelloni principali, i due di singolare – con Sinner e Paolini – e i due di doppio, con Bolelli-Vavassori ed Errani-Paolini. Non è finita: lunedì, comunque vada avremo un numero uno del mondo, Jannik Sinner, e due top ten: Jasmine Paolini nel ranking Wta di singolare e Andrea Vavassori in quello maschile di doppio. Con Simone Bolelli, l’altro doppista, tutti in corsa per le Finals di fine anno. Sembra un sogno, invece è tutto vero.
La douce France è da sempre la seconda patria del nostro tennis, ma quest’anno Parigi rischia di diventare roba nostra. È, anche, la prima volta che nello stesso Slam abbiamo un semifinalista nel maschile e una nel femminile e dopo aver celebrato l’inizio del regno di Jannik I oggi bisogna inchinarsi alla classe, alla grinta, al tennis di Jasmine Paolini. In tre set «Jas» ha fatto saltare la testa di serie numero 4 del torneo, Elena Rybakina, ex campionessa di Wimbledon, e per la prima volta mette i suoi piedi velocissimi fra le ultime quattro di un major (sesta italiana a riuscirci qui) rispondendo all’impresa di Sinner nel maschile. Tre set fatti di intelligenza tattica opposta alle sventole spesso scriteriate della kazaka, di tenacia, di volontà. Poi è tornata in campo in doppio accanto all’eterna Sara Errani per battere Navarro-Schneider. «È stato un giorno perfetto, è vero, sotto tutti i punti di vista. Che sarei entrata fra le prime 10 se avessi vinto me lo avevano anche detto, ma sinceramente me ne ero dimenticata. Al momento cerco soprattutto di godermelo, questo torneo».
Jasmine–Errani tra le prime 4
A 28 anni Jas si è conquistata un posto fra le grandi, che lo sono ormai solo in altezza. Alla Rybakina cede 20 centimetri buoni, «e certo avrei preferito anch’io essere più alta – risponde in inglese, prima di esibirsi anche in qualche risposta in polacco, la lingua della nonna materna – ma cerco di non considerarlo un problema e di fare con quello che ho». In semifinale trova il fenomeno Mirra Andreeva, 17 anni da Krasnoyarsk, Russia, n. 33 Wta, contro cui ha perso poche settimane fa a Madrid. «Una che ti fa giocare sempre una palla in più, e lo fa bene, perché ha una grande mano». C’è l’occasione di approdare ad una finale Slam, impensabile – prima di tutto per lei – fino all’anno scorso.
«È quello che mi ha ripetuto Sara (Errani, finalista qui nel 2012, ndr) prima del quarto di finale: non sentirti battuta, vai in campo credendoci. Sara, come dice il mio coach Furlan, è una miniera di informazioni, mi aiuta tantissimo giocare in doppio con lei. Io da ragazzina non avevo grande fiducia in me stessa, ogni risultato che ho ottenuto l’ho creduto possibile solo quando ci sono arrivata». Tutto il contrario di Jannik, insomma. «Un ragazzo d’oro, umile, super intelligente, mai una parola sbagliata. L’ho conosciuto qualche anno fa, il suo numero 1 è una spinta per tutto il nostro sport». Con Jannik c’è in piedi il progetto di un «misto» alle Olimpiadi: «Giocare tre gare però è tanto. Ne parleremo, ma non adesso».
Due sicuri di tornare a Parigi per i Giochi sono Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Anche Andrea, pronipote del Giuseppe che fu portiere di Juve, Catania e Bologna, da lunedì sarà dieci del mondo «e mi fa piacere condividere questa esperienza con Simone». Liquidati Ram e Salisbury, oggi se la vedranno con i numeri 1 del mondo, Bopanna ed Ebden, che li hanno battuti nella finale degli Australian Open e a Miami. «Ma ora le cose sono cambiate», promette il Vava. Se va tutto bene, appuntamento al Dall’Ara per vedere il Bologna di Simone in Champions. Perché i miracoli, nello sport, accadono.