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Rugby, Tonga-Italia slitta di mezz’ora: il re ha da fare e non vuole perdersi la partita

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L’orario dell’incontro è cambiato alla vigilia: Tonga-Italia si giocherà sempre domani – venerdì – ma mezz’ora più tardi, quando da noi saranno le 4.30 del mattino (diretta Sky Sport). Sembra che in ballo ci siano degli impegni di qualcuno della famiglia reale: con ogni probabilità il sovrano, che non vuole assolutamente perdersi l’incontro. Prima di entrare in campo, il capitano Lamaro e tutti gli azzurri della Nazionale di rugby saliranno le scale dello stadio Tefaiva per raggiungere il palco d’onore e stringere la mano al re di Tonga. E’ Tupou VI, figlio di quel Tupou IV che toccò i 209 chili di peso prima di sottoporsi a una cura dimagrante coinvolgendo tutti i sudditi, obbligati da quel giorno a praticare sport per mettersi in forma come il loro sovrano. Tupou IV è naturalmente nipote della regina Salote, che nel 1952 partecipò – vestita nel suggestivo costume tradizionale – alla cerimonia di incoronazione di Elisabetta di Inghilterra, lasciando il pubblico londinese senza fiato: superava i 2 metri di altezza e pesava 130 chili. Benvenuti nell’isola dei giganti, lontanissima e immersa nel Pacifico, 11 ore di fuso orario rispetto a Roma: l’Italia ha accettato la sfida di venire a giocare qui, in questo secolo è la prima volta per una nazione della prima fascia (Tier 1). Nel 1999 lo fece anche la Francia. E perse. Perché a Tonga, non si sa mai.

Sole, vento, palme. E un doppio inno nazionale

Lo stadio è piccolo, tribuna da duemila spettatori e il resto terrazze in erba, le palme sullo sfondo: c’è la pista d’atletica, il terreno è in ottime condizioni. Mica il campo di patate dove l’altra settimana l’Italia è stata sconfitta da Samoa, giocando con ovali mai visti in campo internazionale, che la pioggia e l’umidità hanno reso autentiche saponette per chi non vi era abituato (gli azzurri si sono fatti cadere di mano 16 palloni). Non che questo sia un alibi per l’insuccesso, naturalmente A Nuku’alofa la temperatura è intorno ai 24 gradi, pochissima umidità: clima ideale, a parte un forte vento che può cambiare lo scenario in pochi secondi. Come ieri, quando si è passati da un forte sole alla pioggia, proprio al termine dell’allenamento (erano presenti 3 probabili “spioni” tongani che non è stato possibile allontanare: sono rimasti in silenzio, ad osservare concentrati tutti gli schermi degli atleti azzurri). A Tonga non si sa mai quel che può accadere, appunto. Il cerimoniale prevede altre sorprese, il team manager Gianbattista Venditti ha informato i giocatori: gli inni nazionali saranno suonati prima del calcio d’inizio e anche al termine dell’incontro (più un terzo inno, dedicato alla famiglia reale).

La velocità di Capuozzo per battere i giganti

Il clima tra gli italiani è sereno, hanno cominciato l’allenamento ascoltando musica reggaeton a tutto volume: le casse erano quelle dello ‘scugnizzo’ Ange Capuozzo, che però giura non avere nessuna colpa nella scelta dei brani («Me lo hanno imposto gli altri», giura: lui preferisce i neomelodici napoletani). Il ct Gonzalo Quesada è un appassionato della gestione dei gruppi, dice di aver lavorato molto anche dal punto di vista della motivazione dopo l’amara battuta di arresto di Apia. Curiosamente, le due squadre alloggiano nello stesso albergo sul lungomare. Verso 8 italiane di giovedì, c’è stata la consegna delle maglia ai giocatori azzurri. In una sala accanto si è riunita la squadra tongana coi propri familiari per lo stesso rituale: hanno cantano insieme, un lungo coro struggente. Le dimensioni dei padroni di casa fanno davvero paura, domani gli azzurri punteranno su agilità e rapidità dei nostri tre-quarti: l’idea è quella di impegnare la difesa avversaria intorno ai punti d’incontro nelle prime fasi, per poi liberare l’ovale al largo scatenando l’estro e la velocità di Capuozzo, Trulla e Ioane. Sembra un buon piano. Ma con Tonga, non si sa mai.

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