Fresca, giovane, spigliata ora si vede la mano del ct dopo il disastro europeo. E Di Lorenzo…
E noi continuiamo a divertirci. Vi sembra poco? Era un bel po’ che non lo facevamo, non con questa continuità almeno, invece dopo la disfatta all’Europeo sono cambiati gli uomini, il vento, la storia. Ora l’Italia piace, coinvolge, trascina: è fresca e giovane, entusiasta e spigliata. Non è perfetta, ci mancherebbe, ma non è affatto scontato che la Nazionale riesca a regalare un calcio così piacevole, oltre che efficace. Tante volte è capitato che squadre forti, anche più di questa, abbiano faticato a esprimersi, perché i ct hanno poco tempo per lavorare e i calciatori spesso hanno la testa distratta dai club. Adesso sì che questa Italia sembra una formazione nata dalla mente di Spalletti, c’è la sua firma sull’agilità, sulla brillantezza, sulla facilità con cui si esprimono gli azzurri, qualità mostrate anche contro Israele.
prezzo alto
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È servito tempo, forse troppo, a Spalletti. Il prezzo pagato è stato elevatissimo, ai confini dell’inaccettabile: l’avventura estiva in Germania è stata fallimentare, un altro schiaffo al nostro calcio dopo le qualificazioni fallite a due Mondiali consecutivi. E ci sarà bisogno di conferme in occasioni più importanti per dire che sì, la ricostruzione è stata felicemente completata. Per il momento, però, possiamo quanto meno essere soddisfatti da quanto stiamo vedendo. Anche perché l’età di tanti nazionali – quasi tutti – consente di guardare con ottimismo al futuro: questo gruppo di ragazzi può essere la base su cui costruire almeno il prossimo lustro azzurro. La partita contro Israele non è stata perfetta, soprattutto nel primo tempo: l’Italia ha sbagliato qualche occasione di troppo, Fagioli ha faticato a prendere in mano la squadra, solo un rigore ha consentito agli azzurri di andare in vantaggio.
ripresa
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Poi, nella ripresa, è riapparsa l’Italia che ha dominato il Belgio (almeno finché è rimasta in parità numerica): Dimarco, Tonali e Frattesi sono certezze, Ricci è stato ributtato nella mischia ed è stato un pilota decisamente più affidabile, abbiamo visto Calafiori toccare la palla nemmeno fosse un trequartista. Tutto molto bello, a parte il gol preso in quel modo.
storia speciale
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Poi ci sono due storie a loro modo speciali. È straordinaria quella di Daniel Maldini, anzi dei Maldini. Il debutto in Nazionale del nipote di Cesare e figlio di Paolo – tre generazioni tutte colorate d’azzurro – scrive un altro capitolo di una vicenda sportiva e umana senza precedenti: un giorno sarà raccontata in un’enciclopedia, perché un libro non sarà sufficiente a contenerla. Paolo era lì, in tribuna con la moglie, e probabilmente gli è passato per la mente che quasi quarant’anni fa, in quello stadio, anche lui aveva vissuto un momento speciale: aveva sedici anni, poco più, quando Liedholm lo fece debuttare in Serie A in Udinese-Milan. È entrato benissimo in campo, Daniel, davanti allo sguardo attento dei genitori, e ha messo anche il piede nell’azione del quarto gol. Non è un raccomandato, ci mancherebbe: si è guadagnato tutto sul campo e semmai per lui, che si chiama Maldini, certi passi compiuti nel mondo del calcio sono stati più faticosi che per altri, perché è sempre stato il “figlio di” e addirittura il “nipote di”. Il Milan se ne è liberato come fosse un peso, chissà se ora qualcuno ha un rimpianto.
di lorenzo
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L’altra storia riguarda Di Lorenzo. Il peggiore all’Europeo, deludente anche nelle più recenti partite della Nazionale benché nel Napoli sia tornato a esprimersi su ottimi livelli. Più volte ci siamo chiesti come mai Spalletti continuasse a dargli fiducia, spesso ha sbagliato a sceglierlo, ma stavolta il difensore azzurro si è preso una bella rivincita: fascia da capitano e doppietta, una notte che non cancella il passato ma gli regala un’enorme gioia. Può essere un punto di ripartenza, per lui, e ci auguriamo che l’Italia abbia ritrovato un buonissimo difensore, stavolta anche goleador. La vittoria contro Israele apre all’Italia le porte della qualificazione ai quarti di finale di Nations League: basta un punto a novembre in Belgio oppure contro la Francia per assicurarci uno dei primi due posti nel girone. Un traguardo che consentirebbe all’Italia di essere anche testa di serie al sorteggio dei gironi di qualificazione per il Mondiale del 2026, un privilegio che non va assolutamente sottovalutato. Rimanere fuori dal torneo più importante per la terza volta consecutiva è un evento al quale non possiamo nemmeno pensare, tanto più che le squadre partecipanti diventeranno quarantotto. Ci siamo accorti contro Svezia e Macedonia del Nord, però, che i Mondiali vanno guadagnati sul campo. E partire come teste di serie è già un vantaggio.
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