Ta’ qali, Malta – È un vento di grande ottimismo e vitalità quello che soffia dall’isola di Malta, dove è in corso la fiera Sigma Europe, che si conferma sempre più un punto di riferimento per l’intera industria del gaming online, a livello globale.
Con un’affluenza di pubblico quasi da far spavento (e, forse, anche oltre le possibilità effettive della location), un tutto esaurito in termini di espositori e un programma generale in grado di ispirare a fondo gli addetti ai lavori: oltre a consentirgli di mettere a segno buoni affari, in un clima particolarmente orientato al business, che da sempre contraddistingue l’isola del Mediterraneo.
Ma oltre al clima di estremo entusiasmo, da Malta emergono chiaramente due buone notizie. La prima è che il mercato del gaming è più vivo che mai e proiettato fortemente verso il futuro, abbracciando tutte le nuove tecnologie disponibili sul mercato e anche quelle in procinto di arrivare; la seconda è che l’Italia, in questo scenario, è decisamente in grado di dire la propria, come dimostra la grande affluenza di aziende tricolori presenti in fiera, con uno stand.
Se l’evento maltese è sempre stato una meta preferita dagli operatori italiani, come abbiamo sempre raccontato ogni anno, stavolta le aziende italiane non si sono limitate a una mera visita, ma hanno deciso, in molti casi, di compiere un passo ulteriore e di presenziare l’evento con un proprio stand. È il caso, per esempio, di: Octavian Gaming, Nazionale Elettronica, Cristaltec, Fils Game, BetBus, Microgame, tutti presenti in fiera con una propria proposta per i mercati internazionali. Segno evidente che il gioco, ormai, non presenta più confini e che il “made in Italy”, anche nel gaming, rappresenta un valore.
Ma c’è una terza notizia, in realtà, che si può ricavare da questa fiera e, appunto, dalla presenza italiana: quella di un settore dove il confine tra gioco “fisico” e online non ha più molto senso di esistere.
Anche in Italia, dove – purtroppo – viene ancora marcato da una normativa vetusta e non più al passo con i tempi che tiene viva la demarcazione tra i due segmenti del gioco e che non ha caso è soggetta a diverse critiche, da più parti, con l’industria che ne chiede da tempo una revisione.
Com’è evidente dal caso dei cosiddetti Pvr (Punti vendita ricariche) che rappresentano un fenomeno tutto italiano che si è venuto a creare proprio a causa delle restrizioni normative che non consentono una reale commistione tra gioco fisico e online, dando vita a una sorta di surrogato, in un regime di tolleranza che però, forse, non è più consentito tollerare. Non è un caso, quindi, che lo stesso regolatore ha avviato già nei mesi scorsi un processo di revisione della normativa, anche attraverso una consultazione pubblica che si è già sviluppata attraverso due open hearing promossi dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e una serie di incontri con i rappresentanti della filiera, ma anche – e soprattutto – dall’emanazione di alcune circolari dedicate. Ma non è ancora sufficiente: e ogni giorno che passa, al contrario, diventa sempre più urgente e necessario cambiare le regole del gioco, per rendere il settore al passo con i tempi e liberarlo di uno dei tanti freni che ne condizionano lo sviluppo concreto e in maniera sana.
Tenendo anche conto, peraltro, che nel frattempo il numero dei Pvr diventa sempre maggiore e, soprattutto, le aziende che hanno investito su questo settore in virtù del regime di tolleranza, continuano ad incrementare i propri fatturati, che diventano vieppiù significativi, rendendo quindi sempre più delicata la trattazione della materia. Il rischio, dunque, è che se non si arriverà a una norma concreta e risolutiva, capace di disciplinare seriamente il settore, si potrà andare incontro a una serie di ulteriori e infiniti contenziosi, come quelli che hanno caratterizzato negli ultimi 15 anni il settore delle scommesse sportive, dove ancora oggi si continuano a susseguire pronunce di tribunali che a volte legittimano, e altre smentiscono, il sistema concessorio italiano, mentre operatori sprovvisti di concessione continuano a operare.
Ma tutto questo, dicevamo, riguarda l’Italia. Solo ed esclusivamente l’Italia. Mentre altrove, il settore può continuare a svilupparsi a vele spiegate. Non è quindi un caso se le aziende leader del nostro Paese stanno guardando fuori dai confini nazionali e, soprattutto, oltre al mercato terrestre, che in Italia conosce fin troppe restrizioni. Perché tutte le opportunità che in Italia vengono ostacolate, trovano terreno fertile in Paesi meno ostili.
E Malta, in questo senso, ha sempre rappresentato una terra di conquiste, svolgendo anche e soprattutto un ruolo di “hub tecnologico” – come amano definirlo a livello locale – e una porta per le aziende di tutto il mondo verso i mercati internazionali. Ecco spiegato perché a Sigma, oggi, c’è tanta Italia e c’è davvero tanto da fare. E da raccontare.