Con la missione spaziale Polaris Dawn, per la prima volta dei privati cittadini hanno camminato nello spazio: una passeggiata che ha mostrato le potenzialità del turismo tra le stelle, ma che è anche servita per mettere alla prove le nuove tute pressurizzate realizzate da SpaceX. Un traguardo importante per la Space Economy, che continua a crescere: il suo valore di mercato a livello globale è destinato a superare i mille miliardi di dollari nel 2040 secondo le stime più conservative, mentre nel 2023 si attestava sui 630 miliardi (dati World Economic Forum). Le prospettive di sviluppo del comparto sono state al centro dell’evento gli “Stati Generali della Space Economy”, promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Space Economy: un appuntamento che si è articolato in una serie di sessioni dedicate a diversi temi, come lo sviluppo del capitale umano, lo sfruttamento commerciale delle orbite basse, le opportunità di finanziamento e il potenziamento delle imprese del settore nel quadro delle collaborazioni tra pubblico e privati.
“È un settore ad alta potenzialità per il Sistema Paese, c’è una storia dietro lunga 60 anni di grande competenza, soprattutto nella parte upstream del business che rende l’Italia un player tecnologicamente avanzato nella catena del valore – ci dice Alessandro Grandinetti, Markets and Clients Leader di PwC Italia – Per tale ragione abbiamo deciso di supportare questo evento, e vogliamo dare il nostro contributo allo sviluppo di un comparto che porta enormi benefici e innovazione in altri segmenti economici”.
La società di consulenza – che ha anche ospitato un incontro degli Stati Generali all’ultimo piano della Torre PwC di Milano – insiste sull’importanza di valorizzare il settore nel suo complesso, non solo nel segmento che si occupa della produzione della tecnologia spaziale. “Sono molto importanti le opportunità che si aprono per i comparti ‘no space’ e tutte quelle iniziative legate a un approccio di ‘Dual Use by Design’“, aggiunge l’esperto, sottolineando che questo è stato anche un concetto rimarcato nel corso dell’evento: “Si tratta di costruire applicazioni che sono nativamente pensate per essere adottate e sviluppate in diversi ambiti, non solo in quello pubblico e di sicurezza, ma anche nel settore privato”.
Per favorire questa visione, è fondamentale sostenere il trasferimento tecnologico, agevolando le università e i centri di ricerca impegnate a scaricare a terra le innovazioni nei sistemi produttivi. E ancora, contaminare trasversalmente tutti i comparti, anche per informare e illustrare i possibili benefici. “La concezione della ricerca e del prodotto tale per cui l’innovazione e le conoscenze acquisite possano essere impiegate anche in settori diversi da quelli in cui si sono sviluppate è alla base della capacità di fare scaleup, di realizzare economie di scale e di arrivare alla profittabilità”, fa notare Grandinetti. La ricerca e lo sviluppo tech in ambito spaziale hanno forti ricadute in altri ambiti industriali: basti pensare alle sperimentazioni in assenza di gravità per nuovi materiali e principi attivi, ma anche sul cibo per nuove preparazioni e prodotti, con conseguenze su tutta la filiera. E ancora nel tessile: “Un esempio riguarda la realizzazione delle tute degli astronauti: la ricerca sui materiali può attivare nuove opportunità anche per il settore dell’abbigliamento tecnico e sportivo”.
Parole d’ordine quindi sono fare sistema, investire sulle competenze e il capitale umano, stimolare la connessione tra operatori di segmenti diversi, e ancora “dotarsi di un contesto regolatorio che aiuta, e una più snella, tempestiva collaborazione tra pubblico e privato“, aggiunge l’esperto di PwC, ricordando che è già in corso l’iter in Parlamento della legge quadro sulla Space Economy ed evidenziando l’importanza della guida pubblica, che deve adottare una “strategia di de-risking, aiutando le imprese a partecipare allo sviluppo del comparto creando un sistema di regole definito”.
La crescita della Space Economy
Sono diversi gli studi di società di consulenza, enti, agenzie e fondazioni del settore aerospaziale che confermano la traiettoria di crescita del comparto. La Space Foundation ha stimato per il 2023 un valore di mercato mondiale di 570 miliardi di dollari, con un incremento del 7,4% rispetto all’anno prima, e un aumento della spesa spaziale militare del 18%, salendo a 57 miliardi di dollari.
Più alte le stime del World Economic Forum, secondo cui il valore globale del Space Economy nel 2023 si attesta sui 630 miliardi di dollari e dovrebbe arrivare fino a 1800 miliardi nel 2035. In particolare, i ricavi relativi alla parte ‘Backbone‘ – che comprende satelliti, lanciatori e servizi come la televisione o il sistema di posizionamento globale (Gps) e le relative applicazioni – rappresentano poco più del 50% del totale nel 2023, e saranno più che raddoppiati entro il 2035. La parte ‘Reach‘ – le ricadute in altri mercati delle tecnologie spaziali – l’anno scorso valeva 330 miliardi di dollari e dovrebbe superare i mille miliardi nel 2035. In questo contesto, secondo le previsioni del Wef, crescerà la spesa degli Stati per quelle tecnologie che permettono di rafforzare la loro sicurezza nazionale e autonomia, mentre le agenzie aumenteranno le operazioni nello spazio per la ricerca, la previsione dei rischi e la risposta alle calamità.
Una tendenza che riguarda anche la Penisola. Come ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine dell’apertura dei lavori degli Stati Generali della Space Economy, “da qui al 2026 abbiamo messo in campo 7,2 miliardi, tra progetti dell’Agenzia spaziale europea e dell’Agenzia spaziale italiana, fondi nazionali e fondi del Pnrr. Una massa di risorse significative per far diventare il nostro Paese leader nella space economy”.
Inoltre Giorgio Marsiaj, delegato del presidente di Confindustria per l’Aerospazio, ha evidenziato nel corso dell’evento che le aziende dell’aerospazio in Italia nel 2023 hanno superato i 18 miliardi di euro di fatturato totale, di cui circa 8 miliardi per l’export. “Il settore italiano Aerospazio e Difesa è settimo nel mondo e quarto in Europa, e rappresenta il più grande comparto manifatturiero nel nostro Paese nel settore dei sistemi integrati ad alta tecnologia”, ha aggiunto.
Più nel dettaglio, le imprese della Space Economy in Italia sono 415, si legge nel rapporto “Space Economy, Space Industry, Space Law” del See Lab – Space Economy Evolution di Sda Bocconi – School of Management: il valore complessivo è di 2,9 miliardi di euro, comprensivi dei finanziamenti pubblici e del fatturato generato dalle società focalizzate nella produzione di beni e servizi basati su tecnologie spaziali. In termini di posti di lavoro, il settore impiega 7.000 dipendenti, con un tasso di crescita del 15% rispetto agli ultimi 15 anni (dati Mimit 2020). Lo studio ricorda che tra il 2023 e il 2027, l’ecosistema spaziale italiano riceverà oltre 7 miliardi di euro in finanziamenti. L’Italia, in qualità di membro fondatore dell’Esa, ha dimostrato forte impegno verso la Space Economy, destinando circa 4,4 miliardi di euro di fondi pubblici. Di questi, 1,5 miliardi di euro provengono dal Pnrr e 3,1 miliardi sono destinati ai programmi Esa, posizionando l’Italia al terzo posto tra i principali finanziatori dell’agenzia, dopo Germania e Francia.
Secondo un report di PwC, sono quattro i grandi trend che condizioneranno in futuro lo sviluppo della Space Economy a livello internazionale. In primo luogo, il contesto geopolitico e il commercio globale: si registra una tendenza verso la regionalizzazione dello spazio, con le ambizioni regionali e nazionali controbilanciate dalla cooperazione globale nei programmi spaziali; inoltre cresce la militarizzazione dello spazio e i Paesi emergenti stanno rafforzando il loro peso nei programmi spaziali (Cina, Giappone, Eau, India, Arabia Saudita, oltre ai player ‘storici’, vale a dire usa, Ue e Russia).
La seconda tendenza indicata dallo studio “Main Trends & Challenges in the Space Sector” è relativa all’accesso ai finanziamenti: gli investimenti privati globali nel settore spaziale stanno diminuendo e i mercati azionari premiano di più le aziende spaziali tradizionali con legami nella difesa e sicurezza. Ancora, altro elemento importante riguarda la tecnologia: si assiste a un’adozione crescente dell’intelligenza artificiale per ottimizzare la gestione e l’elaborazione dei dati, si espande l’uso di reti 5G e l’IoT, che favoriscono nuove opportunità di business; mentre prosegue la digitalizzazione della catena del valore, dall’Industria 4.0 ai gemelli digitali della Terra (Earth digital twins, repliche digitali, dinamiche e interattive del sistema Terra). Infine, sul piano ambientale, i dati spaziali sono sempre più utilizzati per le politiche della transizione green e le strategie Esg, anche nell’ottica di mitigare le emissioni causate dalle attività spaziali.