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Startup tech, Italia e Francia sfidano il Nasdaq per far crescere le ipo europee – MilanoFinanza News

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La sfida al Nasdaq è lanciata. Italia e Francia uniscono le forze per mettere le startup europee nelle condizioni di crescere e quotarsi in casa, piuttosto che lasciarsi sedurre dal listino statunitense o finire tra le braccia dei colossi tech d’oltre oceano. Ma come si costruiscono opportunità di exit attrattive? Un punto di partenza è il Manifesto bilaterale con le proposte per creare un ecosistema a misura di startup, presentato al 7° «Forum Italia-Francia delle Imprese e dell’Innovazione» di Irefi (Istituto per le Relazioni Economiche Francia-Italia), che si è tenuto il 30 e 31 maggio 2024 a Roma, col sostegno dell’ambasciatore Martin Briens.

«Serve dare segnali concreti e dimostrare ancora una volta che le distanze tra Roma e Parigi sono per lo più frutto di pregiudizio», afferma Fabrizio Romano, presidente di Irefi, spiegando l’iniziativa a MF-Milano Finanza, «Abbiamo messo insieme i responsabili dell’Innovazione di grandi gruppi, le istituzioni e i venture capital, il Forum è occasione di dialogo e porterà a risultati concreti. Gli attori principali sono tutti qui».

Tutti i big in campo per sostenere le startup

A riprova che il Manifesto non è un proclama ma contiene proposte concrete (che infatti hanno richiesto un anno di lavoro), basta scorrere i nomi del Board Innovation Italia-Francia, nato proprio per promuoverlo e applicarlo: ci sono Dynamo, Edison, Eni, Generali, Fincantieri, Orange Business, StMicroelectronics (qui il via libera europeo a un finanziamento di due miliardi di euro per un impianto tech a Catania), Thales, Bpi France, France Digitale, Scientifica Venture Capital, Innovup, Italian Tech Alliance. Irefi è rappresentato oltre che dal presidente Romano, dalla vicepresidente Linda Lanzillotta e dal direttore del Centro Studi, Leonardo Mauretti.

Le misure individuate dal Manifesto comprendono: aumentare la competività in Ue; creare il Mercato Unico Innovativo; facilitare gli investimenti trasnfrontalieri; creare fondi di fondi per le ipo Tech; incentivare le acquisizioni di start-up; velocizzare le gare d’appalto; armonizzare gli incentivi fiscali per cinque anni; mobilitare risorse nel venture capital; agevolare l’accesso ai fondi Horizon Eu.

La Call4Ideas, una prima assoluta da Roma a Parigi

Da Roma, il testimone del Forum passerà a Parigi, dove a dicembre 2024 questa mobilitazione vedrà i primi risultati, con la Call4ideas che partirà a ottobre.

Come spiega Riccardo D’Alessandri, managing partner di Scientifica Venture Capital, a MF-Milano Finanza, «la Call4Ideas è una prima assoluta, darà un segnale importante mettendo insieme una filiera enorme».Tra corporate, venture capital, laboratori e università, infatti, conterà quasi 100 partner italiani e francesi. «Questa è la vera forza del contest, perché a supporto delle startup non serve solo il capitale. La Sylicon Valley funziona perché è al centro di un ecosistema che sostiene le aziende. Ecco, con la Call4Ideas si andrà a creare una filiera, che consentirà di mettere a terra i progetti e lanciare le nuove aziende. In Italia abbiamo i talenti, sappiamo fare innovazione e creare brevetti. Da adesso si può cominciare a fare anche sistema».

In Italia meno startup ma più finanziate

I numeri del mercato italiano, intanto, fotografano una realtà a due velocità. «Il 2023 si è chiuso con 1,1 miliardi di euro di finanziamenti, in flessione di circa il 40% rispetto al 2022», spiega Giorgio Ciron di Innovup. «Il dato riflette il calo generalizzato in tutti i settori, per l’inflazione, l’aumento dei tassi e il contesto geopolitico. Però vanno sottolineati due aspetti: per il terzo anno di fila è stata superata quota un miliardo, e l’ammontare medio dei round è aumentato, con valutazioni più alte».

Questo significa», sottolinea Ciron, «avere startup più finanziate in partenza, pronte a competere sul mercato quando ce ne saranno le condizioni. Sono di meno, ma sono più forti. L’Italia è l’unico Paese europeo dove nel 2023 c’è stato un minore numero di round ma con size più elevate, mentre altrove la decrescita è stata generalizzata. Di contro, l’Italia ha ancora un gap importante, e se guardiamo alla Francia l’investimento procapite è 18 euro contro 180».

Per colmarlo si conta anche sul contributo di Cdp Venture Capital, che è la risposta italiana a Bpi France.

Edison punta su transizione energetica senza commodity da importazione

«La Francia è un esempio da seguire, e l’Italia non deve avere timore di copiare ciò che c’è di buono oltre i suoi confini», afferma Davide Dotti, responsabile Business Innovation di Edison, «Il momento è favorevole alle proposte del Manifesto, di cui siamo convinti sostenitori. Con l’elezione del nuovo parlamento europeo, per esempio, potrebbe essere accolta la richiesta di nominare un referente unico per l’innovazione, riunendo le competenze che oggi sono distribuite fra tre commissari». Edison ha le idee chiare anche sul tipo di startup più affine alla sua strategia. «Ci interessano realtà che propongano tecnologie avanzate per la transizione energetica senza ricorso a quelle materie prime critiche che l’Italia è costretta a importare».

Lo ribadisce anche il Manifesto: il proliferare degli unicorni, aziende valorizzate a un miliardo di dollari, mette gli Usa in posizione di vantaggio, proprio mentre si accentua la dipendenza europea dalle materie prime, sia fisiche che digitali, inclusi i dati. Ecco perché l’intero board vuole «sviluppare alternative europee alle tecnologie americane e asiatiche da cui oggi dipendiamo» per «creare un vero mercato unico in tutti i settori – industriale, digitale, finanziario, dei talenti e delle competenze». (riproduzione riservata)

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