La NBA ha raggiunto un accordo con diverse emittenti televisive (ESPN/ABC, NBC e Amazon Prime) per il rinnovo dei diritti di trasmissione delle partite per un totale di 76 miliardi di dollari in 11 anni. Si tratta dell’accordo più alto mai firmato dalla lega e permetterà al salary cap di salire del 10% annuo nel prossimo futuro, aprendo le porte anche ad un’espansione delle 30 squadre
DAL 1998 A OGGI DECUPLICATO IL VALORE: UNA CRESCITA VERTIGINOSA
Jayson Tatum ha appena firmato il contratto più remunerativo nella storia della NBA a 314 milioni di dollari in cinque anni, ma sappiamo già che nei prossimi anni verrà facilmente superato da Luka Doncic e, nel prossimo futuro, Victor Wembanyama e molti altri. Il motivo è semplice e si chiama contratto televisivo: come anticipato da Associated Press, la NBA ha ultimato il nuovo accordo per la trasmissione delle sue partite negli Stati Uniti con tre diverse emittenti, vale a dire ESPN/ABC, NBC (di ritorno dopo essere stata partner televisivo negli anni ’90) e la neoentrata Amazon Prime. Il totale è da capogiro: 76 miliardi di dollari lungo la durata degli 11 anni di accordo complessivo (quello attualmente in corso e in scadenza tra un anno era da 24 miliardi in nove anni), una pioggia di denaro sulla lega guidata dal commissioner Adam Silver che renderà sempre più ricca la lega e di conseguenza i suoi giocatori.
Cosa cambia per i giocatori e per le squadre
I diritti tv ovviamente fanno parte dei “basketball related income“, cioè di tutti quegli introiti che vengono spartiti circa al 50% tra le 30 franchigia e i 450 giocatori della NBA, rappresentati dalla NBPA, l’associazione giocatori. Quindi stiamo parlando di una “torta” decisamente più ampia da dividere tra le parti, e che avrà come conseguenza primaria quella di far crescere ulteriormente il salary cap, cioè il monte salari a disposizioni delle squadre per costruire i propri roster. A differenza del 2016, quando il nuovo contratto tv portò a un innalzamento improvviso di oltre il 20% del cap da un anno all’altro, nel nuovo contratto collettivo tra NBA e NBPA è previsto che l’aumento del cap annuo può essere al massimo del 10%, quindi tutte le squadre avranno sempre un po’ più di “respiro” per costruire i propri roster. Il 10% è però superiore all’incremento annuo che possono avere i contratti dei giocatori, fissato all’8.5%, motivo per cui nei prossimi anni è possibile che si vedano molti più contratti “corti” (come ad esempio il 2+1 appena firmato da Donovan Mitchell con i Cleveland Cavaliers) in modo tale da testare la free agency e ricevere sempre il massimo possibile nel prime della propria carriera, invece di “lasciare sul tavolo” milioni di dollari.
In ogni caso, per i giocatori che sceglieranno di rinnovare per cinque anni vedremo presto contratti ben al di sopra di quello firmato da Tatum, con i vari Shai Gilgeous-Alexander o Doncic che potrebbero arrivare a guadagnare nei dintorni degli 80 milioni di dollari nella sola stagione 2030-31 e sfiorare la tripla cifra verso la metà degli anni 2030 per superstar giovani come Wembanyama. L’altro effetto è quello di aprire le porte a una possibile espansione a 32 squadre, un’eventualità di cui si parla ormai da anni tanto che nemmeno Adam Silver fa più mistero che si tratta del prossimo grande passo, facendo entrare con ogni probabilità due mercati come quello di Las Vegas e di Seattle.
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I dettagli degli accordi televisivi e la possibilità che TNT pareggi
ESPN/ABC ha mantenuto il suo status di principale emittente per le partite NBA, aumentando il suo esborso per l’esclusività delle Finals da 1.4 a 2.6 miliardi di dollari all’anno nel nuovo contratto. NBC sborserà invece 2.5 miliardi a stagione per poter mostrare le partite della domenica (dopo la fine della stagione NFL), del giovedì sera e del lunedì in esclusiva sulla sua piattaforma streaming Peakock. Anche Prime Video avrà partite del giovedì sera dopo aver finito di trasmettere quelle del football, occupando anche le serate del venerdì e del sabato per un totale di 1.8 miliardi di dollari, portando quindi il computo totale dei diritti attorno ai 7 miliardi di dollari a stagione. Nell’accordo è prevista una “finestra” per TNT, licenziataria dei diritti tv insieme a ESPN nelle ultime stagioni, per pareggiare il pacchetto preso da Prime Video valido per i prossimi 5 giorni, ma pare proprio che non verrà pareggiato, mettendo fine ad esempio a programmi di culto come “Inside The NBA” con Charles Barkley, Shaquille O’Neal, Kenny Smith e Ernie Johnson. Il nuovo contratto entrerà in vigore a partire dal 2025-26, quindi c’è ancora una stagione da vivere sotto il “vecchio regime” con TNT ancora in onda.
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